- Pubblicità -
Tempo di lettura: 5 minuti

Lo hanno definito ‘il privilegio più odiato dagli italiani’. Il vitalizio è l’assegno pensionistico che i parlamentari ricevono una volta divenuti ‘ex’ e non prima (salvo comunque possibili eccezioni) di aver compiuto il sessantacinquesimo anno d’età.

Istituto osteggiato dall’opinione pubblica e più volte oggetto di ‘ritocchi’ negli ultimi anni. Quello più significativo è entrato in vigore nel 2012 con il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo.

La notizia del giorno è che questa mattina il presidente della Camera Roberto Fico ha illustrato all’ufficio di presidenza di Montecitorio la delibera di riforma del sistema previdenziale per deputati e senatori.

La proposta prevede la rideterminazione, a partire dal primo novembre 2018, degli importi di   degli assegni vitalizi, diretti e di reversibilità e delle quote di assegno vitalizio dei trattamenti previdenziali pro rata, diretti e di reversibilità, maturati, sulla base della normativa vigente alla data del 31 dicembre 2011.

La rideterminazione avverrà moltiplicando il montante contributivo individuale per il coefficiente di trasformazione relativo all’età anagrafica del deputato alla data di decorrenza del vitalizio o del trattamento previdenziale pro rata.

In base ai calcoli del presidente Fico, la riforma riguarderà 1338 vitalizi e produrrà un taglio, per la maggioranza dei casi, dal 40 al 60% dell’importo dell’assegno.

E nel Sannio? Quali saranno gli effetti della riforma sulle pensioni dei nostri ex parlamentari?

Partiamo da un dato. Per ora si parla soltanto di Montecitorio, considerato che il Senato dovrebbe muoversi soltanto una volta che la delibera avrà ottenuto il via libera definitivo dell’altro ramo del Parlamento.

In base all’ultimo elenco pubblicato (aggiornato a inizio 2017) di ex deputati e senatori che ricevono l’assegno mensile, sono sei gli assegni che la Camera mensilmente stacca in direzione Sannio. E tutti potrebbero passare sotto la tagliola della nuova legge.

L’importo più rilevante è quello versato a Giovanni Zarro, storico esponente della Democrazia Cristiana e deputato in ben cinque legislature, dalla settima (1976) alla undicesima (1994). Quasi venti anni di presenza ininterrotta a Montecitorio che gli valgono 5.426 euro mensili.

Cambio di colore politico per la seconda piazza, conquistata da Carmine Nardone. Per una delle personalità più autorevoli della sinistra sannita, deputato con il Pds prima e con i Ds dopo, quattro legislature – dalla decima alla tredicesima – e un assegno da 4.695 euro.

Scorrendo l’elenco, ritroviamo una bandiera della balena bianca nel beneventano. Mario Pepe, oggi di nuovo sindaco nella sua San Giorgio del Sannio, riceve da Roma 4.300 euro mensili. Il frutto di tre legislature (12, 13, 16) tra le fila del Partito Popolare Italiano prima e della Margherita poi.

Una svolta a destra ed ecco Gennaro Malgieri. Per l’ex direttore del Secolo d’Italia, due legislature con Alleanza Nazionale (la 13esima e la 14esima) e una con il Popolo delle Libertà. Esperienze che gli garantiscono 4.149 euro mensili.

Deputato della primissima Repubblica è stato Gennaro Papa, leader del Partito Liberale Italiano e parlamentare nella terza, quinta e sesta legislatura. Per il politico caudino, Montecitorio versa 3.669 euro.

Infine, un’altra personalità che ha fatto la storia del Sannio: Ferdinando Facchiano. Una istituzione prima che un politico. Deputato nella decima e nell’undicesima legislatura, il socialdemocratico Facchiano è l’unico beneventano ad essere stato nominato ministro in ben tre governi: Ministro per i beni culturali e ambientali nel governo Andreotti VIMinistro della marina mercantile nel Andreotti VIIMinistro per il coordinamento della protezione civile nel governo Amato I.

L’elenco, dicevamo, è aggiornato a inizio 2017 e non comprende – oltre che i vitalizi di reversibilità pagati ai familiari dei parlamentari scomparsi – i deputati delle ultimissime legislature. Pensiamo al forzista Antonio Barbieri e al diessino Costantino Boffa (traguardo vicino per entrambi) o agli ancora troppo giovani Erminia Mazzoni, Nicola Formichella e Nunzia De Girolamo. Della lista, ovviamente, non fanno parte i parlamentari in carica.

La delibera Fico, ricordavamo nell’incipit, non riguarda l’altro ramo del parlamento. Il Senato – almeno questa è l’intenzione – si adeguerà in un secondo momento alle decisioni che assumerà Montecitorio. E anche qui sono in sei ad attendere novità.

Un listino aperto da Clemente Mastella. Nessuno nel Sannio può vantare un curriculum come il suo: nove legislature consecutive, otto alla Camera, una (l’ultima) al Senato. L’oggi sindaco di Benevento è stato protagonista nella casa della democrazia italiana per trentasei anni, dal 1976 al 2008. Il suo assegno è dunque tra i più alti in assoluto: 6.939 euro. Con la riforma Fico, e dunque con il passaggio dal sistema retributivo a quello contributivo, Mastella – considerata l’alta mole di contributi versati- potrebbe guadagnarci qualcosa anziché perderci. Per scongiurare questo paradosso, la delibera presentata oggi da Fico prevede un tetto massimo agli assegni (che non caleranno ma neanche aumenteranno).

Altro parlamentare di lungo corso è il telesino Antonio Conte, tre volte deputato con il Partito Comunista Italiano (legislature sette, otto e nove) e infine senatore (dal 1996 al 2001) dei Democratici di Sinistra. Per lui, pensione da 5.692 euro.

Qualcosa in meno la percepisca Cosimo Izzo, tre volte senatore con Forza Italia e Pdl. A palazzo Madama, il politico airolano ha rappresentato il centrodestra sannita dal 2001 al 2013. Dodici anni che gli valgono un assegno da 4.590 al mese.

L’elenco, ovviamente, non poteva non comprendere una personalità decisiva nella storia della destra sannita quale è Pasquale Viespoli. Conclusa la sua esperienza a palazzo Mosti, Viespoli è stato protagonista anche a Roma. Prima alla Camera, poi (2 volte) al Senato. In suo favore, palazzo Madama stanzia 3.785 euro.

Gli ultimi due assegni, entrambi per 2.381 euro, sono per Davide Nava, senatore del Ccd nella tredicesima legislatura, e per un’altra personalità nota – ma non per la sua attività da politico – nella provincia beneventana: Pietro Perlingieri, napoletano di nascita ma sannita di fatto. Il fondatore e primo Rettore dell’Università degli Studi del Sannio è stato senatore per due anni, dal 1994 al 1996, per il Partito Popolare Italiano.