- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Forza Italia, Udc e due civiche ‘fatte in casa’. Con queste sole liste, cinque anni fa, Clemente Mastella lanciava l’assalto, poi riuscito, a palazzo Mosti.

Nessun dubbio, però: fu il candidato sindaco a trainare la coalizione e non viceversa. Lo dicono i numeri: 11.583, pari al 30%, la somma delle preferenze raccolte dai quattro simboli; 13.079 i voti di Mastella, oltre tre punti percentuali in più. Un consenso personale esploso, poi, nel ballottaggio.

Trascorsi cinque anni i tempi sono decisamente cambiati e l’ex Guardasigilli questa volta non dovrà fare tutto da solo. Già oggi, quando mancano ancora diversi mesi alla convocazione dei comizi elettorali, non si accettano più scommesse: sarà la coalizione dell’attuale sindaco quella più corposa.

L’obiettivo, non facile da raggiungere, è mettere in piedi ben dieci liste. Per dare un’idea, l’intero centrosinistra nel 2016 riuscì a consegnarne 7. Nell’entourage del primo cittadino si punta a fare di più e l’ottimismo non manca.

Innanzitutto perché le liste di produzione propria dovrebbe essere tre e non più due: a una sta lavorando Sandra Lonardo, all’epoca semplice candidata ‘first lady’ ma oggi senatrice. Un ulteriore contributo lo dovrebbero portare il consigliere regionale Gino Abbate e il segretario cittadino di ‘Noi Campani’ Gianfranco Ucci. E si arriva a 4.

Al lavoro, poi, c’è Luigi Barone che nel 2016 promosse ‘Benevento Popolare’, anima centrista della coalizione di Raffaele Del Vecchio. Proprio quest’ultimo, assieme a Francesco De Pierro e Cosimo Lepore costruirà l’anima deluchiana della coalizione.

Ma le liste ispirate da palazzo Santa Lucia potrebbero essere due: all’altra dovrebbero lavorarci altri esponenti dell’area De Luca già impegnati alle regionali dello scorso settembre.

L’elenco si allunga perché anche la Rocca è pronta a dare il suo sostegno al Mastella bis. A tessere le fila, qui, sono il presidente della Provincia Antonio Di Maria e il suo capostaff (nonché consigliere comunale) Renato Parente.

A nove si arriva con il redivivo Claudio Mosè Principe. Mancano all’appello, fin qui, i simboli di partito, sempre che il sindaco non decida di schierare direttamente il Campanile di ‘Noi Campani’. A prescindere, comunque, uno dovrebbe esserci: il garofano rosso del Psi, partito che dallo scorso novembre è nelle mani di Giovanni D’Aronzo, Mario Moccia, Ugo Del Sorbo e Pietro De Simone.

Certo, al momento parliamo di ‘cantieri’. E non è detto che tutti riescano a completare lo sforzo organizzativo richiesto. Ma il cartello work in progress, intanto, è già ben visibile.