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Caserta – Botta e risposta a distanza, a colpi di comunicati, tra la Procura di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) e la Clinica Pineta Grande di Castel Volurno (Caserta), il cui titolare Vincenzo Schiavone è stato raggiunto dalla richiesta di rinvio a giudizio per vari reati, tra cui la corruzione, emessa dall’ufficio inquirente guidato da Maria Antonietta Troncone. L’indagine riguarda i presunti illeciti edilizi e le connesse ipotesi di corruzione di pubblici funzionari che si sarebbero consumati attorno ai lavori di ampliamento della clinica Pineta Grande, unico e importante presidio sanitario del litorale casertano, che ospita anche posti per degenti Covid. In una nota diffusa poco dopo quella della Procura, in cui si dava conto dell’indagine che ha portato alla richiesta di processo per Schiavone e altri 35 indagati, tra cui importanti funzionari del settore sanità della Regione Campania, la direzione della clinica è intervenuta sottolineando che prima il Tribunale del Riesame di Napoli, poi la Corte di Cassazione, “hanno escluso l’ipotesi della corruzione ex articolo 319 del codice penale. Il Tribunale del Riesame di Napoli – prosegue il comunicato – ha altresì escluso le ipotesi di falso afferenti il rilascio della concessione edilizia, in particolar modo in relazione alle norme che regolano la materia paesaggistico-ambientale. L’orientamento del Riesame, che ha ridimensionato notevolmente se non totalmente l’indagine della procura, ha trovato pieno accoglimento nella stessa Suprema Corte che ha dichiarato l’inammissibilità di tutte le eccezioni avanzate sia dalla Procura che dalla difesa, con ciò confermando la totale carenza di elementi sussistenti in ordine all’accusa di corruzione. Restiamo in doverosa attesa, dunque, della fissazione dell’udienza preliminare nella quale siamo certi di poter  dimostrare la totale insussistenza degli addebiti mossi”, conclude la nota della clinica.