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Ha raccolto l’eredità del fratello capoclan per creare una nuova frangia del clan dei Casalesi, copiandone la struttura tipicamente familiare e i modi violenti, con intimidazioni a colpi di ordigni esplosivi a quegli imprenditori che non volevano pagare il pizzo. Michele Bidognetti, 57enne fratello del capoclan Francesco detto “Cicciotto e Mezzanotte”, è stato per questo raggiunto dall’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip di Napoli nell’ambito di un’indagine realizzata dai carabinieri del Reparto Territoriale di Aversa e coordinata dalla Dda di Napoli. I reati contestati l’associazione per delinquere di stampo mafioso, l’estorsione e la detenzione e ricettazione di armi da guerra. 

Il 57enne neo-boss aveva denominato la cosca da poco costituita “Nuova Gerarchia Casalese”, e aveva coinvolto i più stretti familiari non ancora finiti in manette, in particolare la moglie di 49 anni Alessandra Capoluongo e la fidanzata del figlio, la 41enne Girolama Schiavone, entrambe raggiunte dalle misure cautelari del divieto di dimora con l’accusa di aver raccolto le somme provento delle estorsioni agli imprenditori. Altre quattro ordinanze in carcere sono state invece notificate ai fedelissimi di Michele Bidognetti, ovvero a Massimo Perrone, Emanuele Gatto, Vittorio Guarnieri e Luigi Moschino, tutti già detenuti. Le indagini hanno accertato l’esistenza del nuovo clan in comuni storicamente sottoposti all’influenza del clan Bidognetti, come Casal di Principe o Parete, o del clan alleato dei Mallardo, come Giugliano in Campania; ma il clan, è emerso, era operativo anche in centri in cui è radicata la presenza di altre famiglie camorristiche, come Mondragone, Cellole e Minturno (Latina), ex feudi del clan La Torre. Gli esponenti della Nuova Gerarchia Casalese, hanno scoperto gli inquirenti, hanno battuto a tappeto il territorio commettendo numerose estorsioni ai danni di imprenditori; per chi rifiutava le richieste dai 500 ai 4500 euro, arrivavano le intimidazioni sotto forma di ordigni esplosivi piazzati nelle aziende, come quelle che colpirono alcune agenzie di pompe funebri.

I carabinieri hanno sequestrato ingenti quantitativi di armi clandestine da guerra e comuni da sparo, munizioni e ordigni esplosivi fabbricati artigianalmente e usati per compiere i raid.