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Caserta – “Vengo a Caserta sapendo che una cosa sola mi dovrà interessare: fare il bene. Vorrei essere un vescovo non omertoso, mai connivente, che non scende a compromessi con le logiche del mondo. Voglio lavorare affinché la chiesa sia casa. Casa per i preti, per i poveri, per tutti. E vorrei che così fossero anche tutte le nostre parrocchie. Una chiesa casa, capace di imparare dalle famiglie”.

Si è presentato così alla città di Caserta nel giorno di San Sebastiano Martire, patrono con Sant’Anna del capoluogo della Reggia, il nuovo Vescovo Pietro Lagnese, che fino a poche settimane fa ha retto la Diocesi di Ischia. Lagnese ha pronunciato queste parole nel corso delle Santa Messa tenuta al Duomo di Caserta che lo ha consacrato come nuovo Vescovo; qui ha ricevuto il pastorale dalle mani di Monsignor Caputo, Arcivescovo di Pompei e Amministratore della Diocesi di Caserta in questi mesi dopo la morte per Covid  – era il 4 ottobre – dell’ex vescovo Giovanni D’Alise. Ma per Lagnese la giornata è stata contrassegnata da visite e incontri istituzionali, dall’ospedale di Caserta a numerosi sindaci del Casertano, ad iniziare ovviamente dal primo cittadino di Caserta Carlo Marino; gli amministratori pubblici sono stati incontrati da Lagnese al Teatro comunale Parravano.

“La politica pensi con una visione ampia – ha detto Lagnese – c’è bisogno di unità, di imparare l’arte del noi, rinunciando a particolarismi sterili”; il nuovo Vescovo ha poi fatto un riferimento alle parole di Papa Francesco, che lo ha nominato alla guida della Diocesi di Caserta: “Peggio di questa crisi c’è solo il dramma di sprecarla chiudendosi in se stessi. Entro in questo territorio con una grande voglia di amare, Caserta è la città che Dio ama e che mi dà l’onore di poter guidare”. Ma è al Duomo che Lagnese ha iniziato a dare qualche indicazione su quella che sarà la sua mission pastorale. “Stasera voglio dirvi solo la parola di Dio. Vorrei che ascoltassimo insieme Lui, l’unico Maestro e provassimo a mettere al centro innanzitutto il Vangelo. Vorrei essere un vescovo che lascia parlare il Signore. Un pastore che insieme a voi si mette in ascolto della Parola per costruire con voi una chiesa di discenti che pende dalle labbra del Signore e desidera che sia Lui a parlare. Vorrei essere un vescovo non omertoso, mai connivente, che non scende a compromessi con le logiche del mondo. Vorrei adoperarmi per edificare una chiesa che sia meno palazzo, come quelli del potere luoghi irraggiungibili dove possono arrivare solo alcuni, ma anche meno ufficio. I nostri ambienti mi paiono proprio così, freddi, anonimi, quasi non luoghi, dove non si respira il calore della casa. Voglio lavorare affinché la chiesa sia casa. Casa per i preti, per i poveri, per tutti. E vorrei che così fossero anche tutte le nostre parrocchie. Una chiesa casa, capace di imparare dalle famiglie. Il nome Caserta ha a che fare con la casa. Casa Hirta, piccola casa sul monte. In questo nome colgo la vocazione della nostra chiesa. Non una domus e nemmeno una Reggia, ma una piccola casa dove però si possa fare esperienza del Signore”.