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Gestivano due case di appuntamenti a Castel Volturno (Caserta) in cui costringevano donne dell’est a prostituirsi. Tre persone sono per questo finite agli arresti su ordine del Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che ha convalidato il fermo eseguito qualche giorno fa dai carabinieri della Compagnia di Mondragone.

Due degli indagati, l’italiano Mario Micera, dipendente della Napoletanagas, e la compagna russa Tatiana Zmeeva, la “centralinista”, ovvero colei che fissava gli incontri con i clienti per tariffe dai 40 ai 50 euro e pubblicizzava gli annunci hot sul sito “Bakekaincontri”, avevano già prenotato due biglietti aerei di sola andata per Tenerife; sarebbero dovuti partire oggi, ma i militari del Nucleo Operativo e Radiomobile, guidati dal tenente Galizia, sono arrivati prima, sequestrando nel loro appartamento, oltre ai tagliandi per il volo, anche una somma molto alta, pari ad oltre 40mila euro in contanti, con tutta probabilità il provento dell’attività illecita.

I due conviventi sono finiti in carcere mentre è stato posto ai domiciliari il terzo indagato, il pensionato Vincenzo Giuliano, che si occupava di prendere all’aeroporto di Capodichino le ragazze in arrivo dai Paesi dell’Est Europa, tutte ignare del destino cui andavano incontro, e accompagnarle a Castel Volturno, e poi fare il percorso inverso quando qualche ragazza tornava in patria. Giuliano, è emerso, riceveva in cambio prestazioni sessuali. Per la seconda volta in pochi mesi, i carabinieri si sono imbattuti nelle loro indagini nel sito “Bakekaincontri”; era accaduto ad ottobre scorso, quando era emerso un giro di prostituzione a Casagiove, nei pressi del capoluogo, in cui gli annunci venivano pubblicato proprio sul portale. Nell’inchiesta era rimasto coinvolto anche il nonno di Fortuna Loffredo, la bimba di 6 anni vittima di abusi e morta il 24 giugno del 2014 dopo essere stata scaraventata giù dall’ottavo piano del palazzo dove abitava, nel Parco Iacp di Caivano (Napoli). Nell’indagine odierna le case d’appuntamento erano a Castel Volturno, nel complesso Fontana Blu, in via del Mare, e in via delle Acacie, dove è avvenuto anche il sequestro dell’abitazione usata per la prostituzione; i carabinieri hanno sequestrato anche documenti con le tariffe adottate, altri in cui erano riportati i nomi dei vari clienti con l’importo speso. Un giro d’affari molto alto, su cui la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ha iniziato a indagare nell’aprile di quest’anno, dopo la denuncia di una ragazza dell’est, che era riuscita a scappare da una delle “case” di Castel Volturno per poi arrivare a Roma, dove una pattuglia dell’Arma l’ha soccorsa; la donna ha poi raccontato l’incubo di cui è stata vittima, indicando i nomi dei suoi “sfruttatori”. Dagli accertamenti, compiuti attraverso pedinamenti, controlli dei clienti, alcuni dei quali hanno confermato l’esistenza del business, è emerso che Micera e la Zmeeva erano gli organizzatori del racket; il primo fungeva da autista delle ragazze e si occupava della gestione quotidiana delle case d’appuntamento, mentre la compagna teneva i contatti con i clienti, procurando gli incontri e aggiornandoli con squilli sulle loro utenze circa l’arrivo di nuove ragazze e le loro caratteristiche fisiche. Riscuoteva, alla fine delle prestazione sessuali, il 50% dell’importo pattuito.