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Una vicenda dai contorni ancora poco chari quella che ha coinvolto in questi giorni il sindaco di Casapesenna Marcello De Rosa e suo fratello Luigi, cui neanche il Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica, tenutosi in prefettura a Caserta, ha contribuito a fare chiarezza. Il primo cittadino del comune di cui è originario e in cui ha trascorso la latitanza fino alla cattura il boss dei Casalesi Michele Zagaria, ha rassegnato lunedì le dimissioni dopo che sabato il fratello avera denunciato alla Polizia di Stato di essere stato aggredito in una zona isolata di campagna da tre uomini incappucciati che lo avrebbero minacciato intimandogli di riferire al fratello sindaco di dimettersi, per poi sparare un colpo d’arma da fuoco all’indirizzo del lunotto posteriore della sua auto, che è stato infranto.

Un episodio, quest’ultimo, su cui stanno lavorando gli investigatori della Squadra Mobile di Caserta coordinati dalla Dda di Napoli, che vuole capire se l’aggressione denunciata da Luigi De Rosa sia effettivamente avvenuta così come è stata raccontata, e se eventualmente sia collegabile proprio all’attività istituzionale del sindaco. Non ci sarebbero infatti testimoni dell’aggressione, né ultimamente il primo cittadino eletto con il Pd avrebbe ricevuto avvertimenti o minacce dal clan. In prefettura è emerso che le dimissioni non sarebbe collegate all’attività istituzionale del sindaco, che in effetti ha detto di aver deciso di dimettersi per tutelare i propri familiari.

“Io non ho paura del clan, ma temo per la vita dei miei congiunti” ha spiegato. De Rosa, imprenditore edile che in passato ha denunciato e fatto arrestare estorsori del clan ed è sotto scorta dal novembre 2014 in seguito ad una rapina subita nella propria abitazione da parte di persone mai identificate, ha però interpretato alcune frasi pronunciate qualche giorno fa da Michele Zagaria come minacce rivolte alla sua persona, in particolare la frase detta da Zagaria nel processo che vede imputati il boss e l’ex sindaco Fortunato Zagaria per violenza privata ai danni di un altro ex primo cittadino di Casapesenna, Giovanni Zara. “Se avessi avuto tutto questo potere non mi avrebbero abbattuto la casa” ha detto il capoclan, riferendosi all’abbattimento della casa del fratello avvenuto a fine 2014, pochi mesi dopo l’insediamento di De Rosa. Questi firmò l’ordinanza esecutiva di abbattimento, che peraltro attuava una sentenza definitiva di condanna per abusivismo, e dopo venti giorni fu vittima della rapina; De Rosa era comunque quasi “costretto” a firmare quel documento, vista l’esposizione mediatica di Casapesenna, e l’attenzione della Dda sul comune casertano. Tra l’altro la casa fu demolita dai familiari del boss. Una frase, quella di Zagaria, che non sembrava dunque rivolta a De Rosa anche perché non è mai emerso alcun contatto tra l’abbattimento dell’immobile e la rapina subita dal sindaco.