- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

Avrebbe compiuto 60 anni oggi don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dal clan dei Casalesi il 19 marzo del 1994  e divenuto simbolo del riscatto contro la camorra. Nel giorno del suo compleanno, nel bene confiscato chiamato Casa Don Diana e nell’ambito del Festival dell’impegno Civile, sono stati conferiti, come accade da anni, i riconoscimenti previsti dal premio intitolato al prete. Una cerimonia avvenuta alla presenza dei Ministri Luigi Di Maio e Sergio Costa.  I premi, consistenti in una vela in miniatura, sono stati conferiti al Enzo Avitabile (assente), a Antonio Di Donna, Vescovo di Acerra dal 2013, e ad Emergency. Rossella Miccio della Ong creata da Gino Strada, si rivolge ai due Ministri presenti. “Faccio appello al Governo – dice – affinché ritrovi il senso dell’essere umano. Come Ong avvertiamo da un anno e mezzo, e non solo nelle ultime settimane, un senso di disumanizzazione che non fa bene al nostro Paese”. Il Vescovo Di Donna lancia un vero e proprio anatema. “Bisogna finalmente avviare la bonifica delle nostre terre, e soprattutto basta con le aziende che vogliono insediare gli impianti per Il trattamento dei rifiuti speciali nell’area di Acerra, dove già c’è il termovalorizzatore, e nell’aversano, due territori ampiamente devastati. I morti della Terra dei Fuochi sono sullo stesso piano delle vittime della camorra. Valerio Taglione, coordinatore del Comitato Don Diana, che ha organizzato il Festival, dice che “qui a Casa Don Diana c’è un’Italia diversa, che dice no alla camorra. I beni confiscati devono essere volano per lo sviluppo economico, come noi stiamo dimostrando”. Gianni Solino, referente provinciale di Libera, invita i Ministri a modificare “la legge sul riconoscimento dello status di vittime innocenti di mafia, con l’abolizione del vincolo della parentela e dell’affinità del quarto grado che ha creato parecchie situazioni di discriminazione”. Il sindaco Renato Natale ha invece fatto una battuta chiamando in causa implicitamente il ministro Salvini. “Ieri sono stato chiamato dalla collaboratrice del ministro Di Maio ma non ho risposto perché ero sulla Domiziana, al Centro Fernandes, a fare il medico volontario per gli immigrati, come accade da 30 anni. Non ditelo al vostro collega però”.