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Caserta – “Il rapporto inviato dal presidente dei revisori del Consorzio Idrico Terra di Lavoro al prefetto è grave e preoccupante. Al di là della denuncia certamente tardiva che comunque dovrà essere giustificata, il quadro di irregolarità e carenze che viene descritto presenta un ente che non è da tempo, tra sprechi e bilanci discutibili, in grado di assolvere con efficienza alla sua funzione pubblica”.

Lo dichiara il commissario provinciale del Partito Democratico di Caserta, Franco Mirabelli, rieletto senatore nella sua Lombardia alle recenti Politiche del 4 marzo.

Sta al signor prefetto valutare la situazione e operare le scelte conseguenti per garantire la legalità,ma crediamo che le denunce mettano in discussione la stessa utilità ed esistenza dell’ente. E’ il momento che la politica e gli amministratori si confrontino su ciò che è meglio fare nell’interesse pubblico facendo scelte conseguenti e non dettate da altre logiche”.

Le affermazioni del senatore Mirabelli sono sulla stessa linea di quanto detto dal presidente della Provincia, Giorgio Magliocca: “Il Consorzio Idrico Terra di Lavoro va sciolto perché è diventato un carrozzone politico”.

Le prossime votazioni per il Cda del Consorzio, lo ricordiamo, dovrebbero vedere riconfermata la presidenza di Pasquale Di Biasio, oltre all’ingresso dei consiglieri Domenico Iovinella (pidino in quota Graziano), Vitaliano Ferrara di Sparanise e Pietro Crispino di Marcianise (indicato dal sindaco dimissionario Velardi). Il ruolo di vicepresidente dell’Assemblea dei Soci, invece, è stato ricoperto, con la votazione di pochi giorni fa, dal sindaco di San Marcellino, Anacleto Colombiano.

Staremo a vedere se il prefetto prenderà provvedimenti prima del rinnovo del Cda. Intanto, appare quantomeno singolare, che proprio gli esponenti dei partiti che esprimono la quasi totalità delle cariche all’interno del Consorzio, cioè Partito Democratico e Forza Italia, si siano espressi così duramente contro uno dei simboli del poltronificio politico. Evidentemente hanno capito che c’è un limite a tutto.