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Caserta – In matrimonio Vip  nella Reggia di Caserta ha acceso polemiche sull’uso a fini commerciali del monumento provocando la reazione, divertita e ironica, del direttore Mauro Felicori, che sulla sua pagina facebook ha postato un fotomontaggio in cui viene raffigurato come il boss delle cerimonie, Antonio Polese, deceduto qualche mese fa, famoso per il docu-reality trasmesso da Real Tv in cui si dava conto dei matrimoni trash organizzati nella sua villa.

 L’evento da favola alla Reggia vanvitelliana, per 250 invitati, è avvenuto ieri sera. A convolare a nozze è stata Angela Ammaturo, del marchio di moda Frankie Morello, che dopo la cerimonia religiosa tenuta a Napoli nella basilica di San Francesco di Paola, in piazza Plebiscito, in cui Andrea Bocelli ha cantato l’Ave Maria, si è poi spostata con il neo-marito Francesco e con l’ampia comitiva a Caserta presso il Palazzo Reale patrimonio dell’Unesco, per il cui uso esclusivo, seppure per una sola serata, sono stati pagati alla Direzione circa 30mila euro.

“Quanto incassato verrà usato per fini culturali” spiega Felicori, che poi rispedisce al mittente tutte le accuse, arrivate specialmente dal web, in cui gli è stato ricordato il no al matrimonio di Carlo di Borbone nel ’98, quello assestato qualche anno fa alla fantasie di Naomi Campbell.

Ma allora la Reggia faceva parte del circuito delle Soprintendenze; oggi invece, nell’era della piena autonomia concessa alla Reggia dalla Riforma Franceschini, cene di gala e da ieri anche matrimoni diverranno una regola.

Perché scandalizzarsi pregiudizialmente?” si chiede. “Io non ci vedo niente di male, il matrimonio è una esperienza nuova, ne trarremo insegnamenti per fare meglio in futuro”.

A queste considerazione del direttore Felicori, la replica arriva sempre dal web sotto forma di domanda: chiunque potrà organizzare cerimonie e feste private alla Reggia, purché paghi? E il distinguo tra un monumento e una sala per cerimonie sarà solo questione di prezzo?

Come per altre cene di gala, che spesso animano le serate della Reggia dopo l’orario di chiusura, anche per il matrimonio di ieri sono state concesse la Sala Romanelli, attigua alla Cappella Palatina, e altre sale non facenti parte del percorso di visita.

Peraltro ieri, durante l’allestimento, la Reggia è rimasta aperta, permettendo ai visitatori di osservare i preparativi. Gli sposi sono stati accolti, alla luce di potenti riflettori, da un lungo tappeto disteso dall’ingresso centrale fino allo scalone che porta agli appartamenti reali; le scale e i balconi sono stati ornati con rose, orchidee e altri fiori tutti bianchi.

E proprio sulla questione allestimenti, interviene con un post con tanto di foto a corredo, la parlamentare Pd Camilla Sgambato.

L’onorevole scrive sulla sua pagina facebook: ” Matrimonio alla Reggia: laicamente e senza pregiudizio alcuno. Lo giuro. Mi sembrava buona l’idea di risorse economiche per il sito, derivanti da una festa che comunque sarebbe avvenuta in orario di chiusura e in sale dove negli anni già ci sono state cene e feste varie. E poi sono tutti d’accordo. Arrivano soldi. Queste feste si fanno di routine e si fanno all’estero. Servono a valorizzare i nostri beni culturali. Perfetto. Poi, però, nel vedere le foto, ho cominciato ad avere qualche dubbio.

Prima considerazione: un matrimonio da favola o l’ostentazione cafona della ricchezza senza limiti? Centinaia di migliaia di euro spesi prima a Napoli, dove piazza Plebiscito è rimasta bloccata per ore e decine di macchinoni neri lucidi hanno invaso la zona. Poi ancora a Caserta, altro lusso sfrenato, altri addobbi luccicanti che hanno invaso prepotentemente uno scalone che non aveva certo bisogno dei fiori della Tailandia. Credo allora che forse sarebbe stato meglio risparmiare alla Reggia questo ruolo di testimonial nel mondo del kitsch senza ritegno, del lusso sbattuto in faccia al mondo, senza limiti, senza un minimo di sobrietà e di eleganza. Ed in questa fase economica da cui solo ora faticosamente sta uscendo il Paese, un matrimonio tra rampolli di petroliere nostrano e magnate argentino sarebbe stato meglio celebrarlo altrove.

Perché la bellezza e la cultura hanno un valore profondamente etico e democratico. E non può passare il messaggio che c’è chi può e chi non può. Non lì.

Seconda considerazione: non avrei voluto mai vedere la foto dell’allestitore che sale sui leoni dello scalone. Come faremo a dire ai bambini che non si fa? Anche questa foto farà il giro del mondo e dubito faremo bella figura.

Terzo: assisteremo negli anni al fallimento di tutti quegli imprenditori che hanno investito in location importanti per cerimonie e che danno lavoro a migliaia di persone, se d’ora in avanti tutti vorranno sposarsi o celebrare i diciotto anni o perché no? La prima comunione nei musei, alla Reggia, a San Leucio, a Carditello e negli altri siti d’arte? Ci avete pensato? Se questo è il prezzo da pagare per avere un po’ di soldi in più per i nostri beni culturali, non so se davvero ne valga la pena”.