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Una scena horror quella che le forze dell’ordine si trovarono davanti ai loro occhi quella mattina del 30 luglio dello scorso anno. Un corpo fatto a pezzi e poi in parte sotterrato, in parte sminuzzato e in parte sciolto nell’acido. Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Napoli, Fabrizio Finamore, ha condannato alla pena dell’ergastolo Ciro Guarente, il 35enne, accusato di aver ucciso e fatto a pezzi il corpo di Vincenzo Ruggiero (in foto), un 25enne omosessuale, amico della compagna transessuale di Guarente. La gelosia è alla base del gesto, perché secondo il pm Vittoria Petronella, Guarente credeva che Ruggiero importunasse la sua fidanzata. Così il 7 luglio del 2017 gli tese una trappola. Lo invitò per un chiarimento nell’abitazione di Aversa e gli sparò con un fucile a canne mozze. Un proiettile gli fracassò la testa che non fu mai ritrovata. Il corpo fu poi caricato in un sacco, come fu immortalato dalle telecamere di sorveglianza, caricato su un’auto e trasportato a Ponticelli, nella periferie orientale di Napoli. Guarente fece a pezzi il corpo di Vincenzo e sotterrato in un garage, mentre altre parti furono murate. Ci vollero quasi trenta giorni per riuscire a ricostruire tutte la parti. Altri resti non sono mai stati trovati perché sciolti nell’acido. Un delitto da scena horror. Da quel giorno Guarente, ex militare dell’Esercito, non ha mai detto una parola salvo scrivere una lettere nella quale ammetteva parzialmente le sue responsabilità. «Non so come sia potuta accadere una cosa del genere», ha detto in aula prima della sentenza implacabile.