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A Napoli è stato scoperto, per la prima volta in Italia, un presunto omicida grazie ai campioni tipizzati nella Banca dati nazionale del Dna. L’utilizzo del database, istituito nel 2017, è avvenuto nell’indagine per l’omicidio di Mario Palma, 81enne trovato morto nella sua abitazione di Fuorigrotta, lo scorso 19 novembre.

Gli investigatori del comando provinciale Carabinieri di Napoli hanno arrestato un nipote dell’anziano, accusato di aver inferto 92 coltellate alla vittima. Le analisi di laboratorio hanno permesso di isolare tracce ematiche, biologiche e papillari attribuite al 28enne, sulla scena del crimine, un appartamento del rione Loggetta. A incastrare l’indagato sarebbero state soprattutto le tracce di sangue, dopo essersi ferito. I Carabinieri hanno infatti trovato due Dna, uno della vittima e l’altro del presunto assassino, al quale si è risaliti proprio grazie alla banca dati nazionale del Dna.

L’indagato infatti è stato in passato più volte arrestato per droga. Nel gennaio 2017 è stato anche ferito in un agguato al Rione Traiano. Il Dna del giovane era stato inserito nella Banca dati. I profili del Dna raccolti riguardano soggetti interessati da un procedimento penale e da un provvedimento restrittivo della libertà personale disposto dall’autorità giudiziaria. La Banca dati, operante presso la direzione centrale della Polizia Criminale del dipartimento della Pubblica Sicurezza, viene impiegata anche nella ricerca delle persone scomparse e nel riconoscimento di cadaveri non identificati. Il miglioramento delle tecniche analitiche permette, infatti, la possibilità di ottenere profili genetici anche da microtracce e non solo da fluidi biologici come avveniva in passato. Questo consente di riaprire casi rimasti insoluti da tempo con la possibilità di lavorare su reperti non ritenuti, all’epoca, idonei all’estrazione del Dna.