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Spunta anche un presunto depistaggio per sviare le indagini, nella mole di contestazioni relativa all’inchiesta sugli appalti al comune di Palma Campania. L’accusa è rivolta all’architetto Monica Ventura, indagata per l’ipotesi di turbata libertà degli incanti in concorso con altri, in uno degli episodi al centro dell’indagine. La professionista, dirigente del Comune, è stata colpita dalla misura cautelare del divieto di dimora a Palma Campania, eseguita dai carabinieri del nucleo investigativo di Castello di Cisterna. “È emerso dagli atti che – scrive nel provvedimento il gip Teresa Valentino del tribunale di Nola – la Ventura che appunto all’epoca dei fatti rivestiva la qualifica di Responsabile unico della procedura negoziata funzionale all’aggiudicazione dei lavori di riqualificazione di piazza Umberto I nonché di Responsabile del V settore dell’UTC di Palma Campania e in ragione della qualità rivestita interpellata dal personale di polizia giudiziaria affinché producesse la copia conforme degli atti relativi alla procedura di gara di cui era stata nominata RUP al fine di ostacolare le indagini in merito al reato di turbava mutava artificiosamente la documentazione di gara“. A Ventura i pm di Nola contestano, infatti, i reati di depistaggio – fattispecie introdotta 8 anni fa – e falso materiale in atto pubblico. La dirigente avrebbe proceduto “a formare un falso verbale di sorteggi”. Vale a dire, avrebbe “attestato l’avvenuta effettuazione di un sorteggio mai avvenuto”. Secondo gli inquirenti, ciò per “guadagnarsi l’impunità dal delitto di turbata libertà degli incanti”. La ricostruzione investigativa è dettagliata.

All’invito dei carabinieri “a produrre copia conforme degli atti”, Ventura avrebbe “formato un falso verbale recante la firma apocrifa” di un ignaro collega. L’atto avrebbe riguardato “il sorteggio degli operatori economici da invitare” alla procedura negoziata del 30 giugno 2021. Si trattava, per gli investigatori, di “documento da impiegare quale elemento di prova o comunque utile all’accertamento del reato di turbativa d’asta”. Nel verbale, ritenuto taroccato, si “attestava di aver proceduto all’estrazione di cinque imprese tra le duecento novantanove presenti nell’elenco”, selezionate “dalle liste presenti sulle piattaforme elettroniche” della centrale unica di committenza Palma Campania/Casamarciano, sulla base dei criteri della rotazione degli inviti e della diversa zona geografica. Non solo, perché nell’atto si affermerebbe “di aver proceduto alle operazioni alla continua presenza” di altri due dipendenti del Comune. I due sarebbero stati “in realtà assenti”. Uno è quello cui Ventura avrebbe attribuito la firma considerata falsa. All’altro l’indagata avrebbe fatto sottoscrivere il verbale, ma “tenendolo all’oscuro del relativo contenuto”.

Nel motivare le esigenze cautelari, il gip reputa sussistenti gli indizi a carico: “La Ventura dopo aver appreso delle indagini nei suoi confronti con estrema lucidità non ha esitato a predisporre un falso verbale di gara per fugare ogni sospetto nei suoi”. Avrebbe così mostrato “una spiccata disinvoltura alla consumazione di reati contro la fede pubblica”. Accusa, anche questa, da cui ora deve difendersi la dirigente.