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Figura anche il neo collaboratore di giustizia Francesco “Sandokan” Schiavone nella lista testi indicata dal pm della Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli Graziella Arlomede al processo per gli appalti Rfi finiti in cambio di soldi e regali a ditte ritenute colluse con il clan dei Casalesi. Si tratta del “troncone” napoletano del processo – si è svolto al tribunale di Napoli davanti al collegio presieduto da Michele Ciambellini – in cui la figura chiave è il 70enne Nicola Schiavone, imprenditore e soprattutto amico di vecchia data di Sandokan, di cui ha battezzato il figlio primogenito.
Con il fratello Vincenzo, il 70enne Schiavone risponde di intestazione fittizia, accusato dalla Dda di aver fatto da prestanome, con i suoi familiari ed altre persone, dei beni di Sandokan, addirittura dagli anni ’70, e di aver tenuto contatti ad alto livello, sia politici che istituzionali, per conto del clan; contatti come quello con Rete Ferroviaria Italiana, che avrebbe permesso al clan di aggiudicarsi numerosi appalti ferroviari.
Le dichiarazioni di Sandokan sono dunque fondamentali per l’ipotesi della Procura; da altri processi e accuse Nicola Schiavone è sempre uscito indenne, anche dal maxi-processo al clan dei Casalesi “Spartacus”, in cui era imputato con il fratello Vincenzo (condannato a due anni).
Altri imputati rispondono di corruzione (i funzionari di Rfi), turbativa d’asta, riciclaggio con l’aggravante della metodologia mafiosa e rivelazione di atti coperti dal segreto delle indagini. L’udienza è stata rinviata al 24 giugno prossimo per alcuni vizi di notifica.
Nicola e Vincenzo Schiavone sono imputati anche per associazione camorristica nell’altro ramo del processo per gli appalti Rfi che si sta celebrando al tribunale di Santa Maria Capua Vetere (prossima udienza 15 maggio).