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Dalle prime luci dell’alba, la Polizia di Stato, con il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia di Napoli, sta conducendo una vasta attività di polizia giudiziaria nei confronti di esponenti di un sodalizio criminale dedito al traffico di stupefacenti nella zona della Sanità del capoluogo partenopeo.
Gli uomini della Squadra Mobile (diretta dal primo dirigente Alfredo Fabbrocini) e del commissariato di Arenella stanno dando esecuzione a un provvedimento cautelare nei confronti di numerosi soggetti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e di detenzione a fini di spaccio di stupefacenti.
Complessivamente il gip di Napoli ha emesso 16 misure cautelari che sono in corso di notifica.

Neppure la pandemia da Covid-19 ha ridimensionato il volume di affari del gruppo di spacciatori del quartiere Sanità di Napoli, sgominato oggi dalla Polizia di Stato che ha arrestato dodici persone.
A tutti vengono contestati, a vario titolo, i reati di associazione finalizzata al traffico di stupefacenti e detenzione a fini di spaccio di stupefacenti.
La Squadra Mobile, con l’ausilio del commissariato Arenella, oltre ai provvedimenti personali ha anche sequestrato, ad alcuni degli indagati, beni mobili e immobili, tra i quali due autorimesse, 54mila euro in contanti e numerosi rapporti bancari.
Dalle indagini – che si sono svolte tra il 2020 e il 2022 – è anche emerso che la droga veniva ordinata via telefono, fissando contestualmente ora e luogo della consegna a cui poi provvedevano una nutrita schiera di pusher. Gli spacciatori, inoltre, si avvalevano anche di appoggi “volanti” e custodi dello stupefacente.
La banda – è emerso – gestiva la vendita di ingenti quantitativi di hashish e marijuana assicurando ai clienti forniture senza soluzione di continuità grazie a un consolidato sistema di piazze di spaccio itineranti.
Ulteriore punto di forza del gruppo criminale preso di mira dalla Polizia di Stato era costituito dalla capacità di far fronte, all’occorrenza, anche alle eventuali richieste di cocaina dei propri clienti, grazie al “mutuo soccorso” garantito da un’autonoma piazza di spaccio facente capo a uno degli indagati.