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Galeotta fu la partita. Latitante del clan Di Lauro arrestato dai carabinieri. A tradirlo la prenotazione di biglietti per Napoli-Inter. Emanuele Niola, 33 anni, è ritenuto uno degli elementi di spicco della storica cosca di Cupa dell’Arco e, fino a qualche anno fa, sarebbe stato il referente, nonché controllore per conto del clan, della piazza di spaccio del rione dei Fiori, il cosiddetto “terzo mondo”, da sempre appannaggio dei Di Lauro a Secondigliano.
Niola, latitante da alcuni mesi, era in fuga da un provvedimento definitivo di condanna, un ordine di carcerazione emesso dalla Corte d’appello di Napoli per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, per il quale era stato condannato a 6 anni e 7 mesi di reclusione.
I carabinieri della sezione Catturandi del Nucleo investigativo di Napoli lo hanno localizzato e tratto arresto mentre si trovava in un autolavaggio di Secondigliano, dove era arrivato alla guida di un’anonima Fiat “Punto”; al momento del blitz stava parlando con alcuni conoscenti. Quando è stato bloccato non ha opposto resistenza, ha solo detto di volere una nuova vita, «lontana dallo spaccio».
A Niola gli investigatori sono arrivati grazie alla prenotazione di un biglietto per l’incontro Napoli-Inter che si terrà tra dieci giorni: chi per lui stava si stava procurando gli ingressi, in una telefonata con un amico ha fornito solo il proprio nome, temporeggiando sul secondo, silenzio sul nome che ha insospettito i militari i quali da quel momento hanno rinforzato e approfondito le indagini per la cattura di Niola, avendo intuito la sua probabile presenza nella zona nord.
Il personaggio venne già arrestato nel giugno 2013 dai carabinieri del Ros e del comando provinciale di Napoli che, coordinati dalla Dda partenopea, andarono a colpire le attività illecite del clan, con particolare riferimento ai traffici di cocaina provenienti dalla Spagna per alimentare le piazze di spaccio cittadine. L’attività investigativa sfociò nell’esecuzione di 110 misure cautelari in carcere emesse dal gip per associazione di tipo mafioso e di traffico internazionale di stupefacenti, tentato omicidio e detenzione illegale di armi, tutti aggravati da finalità mafiosa. Il provvedimento mise in ginocchio il circuito dei più stretti favoreggiatori del capoclan Marco Di Lauro, ad oggi però ancora latitante.