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NAPOLI – Alessandra Caldoro, dna socialista trasmessole dal papà Tonino. Impegnata per anni in Forza Italia pur non sottoscrivendo mai la tessera. Entrata a far parte di Fratelli d’Italia, da qualche giorno candidata al Comune tra le fila del partito di Giorgia Meloni.

“La cui lista sarà spedita tutta all’attenzione dell’Antimafia”.
 

Da giorni quello delle liste pulite è il tema dominante della campagna elettorale di Napoli.

“A proposito di giustizialismo, io e la mia famiglia abbiamo vissuto il nostro bel Vietnam già all’epoca di Tangentopoli. Solo dopo anni papà fu completamente riabilitato”.
 

Tra black list sui giornali e tribunali interni ai partiti, la politica sembra ancora battersi il petto, espiare un peccato originale.

“Io sono garantista, sempre. E poi c’è la legge Severino che definisce chi può essere candidato: mi pare che basti e avanzi”.
 

Eppure il dibattito pubblico si sta nutrendo a colpi di ‘incandidabili’.

“C’è da vedere chi veramente lo è. Chi non è stato giudicato ancora colpevole e per la Costituzione è un innocente e per la legge ha il diritto di candidarsi o chi all’ultimo minuto utile fa il salto della quaglia facendo una scelta opportunistica alla mera ricerca di un posto al sole?”.
 

Ci dica la sua.

“Sicuramente lo sporco della politica è da rintracciare maggiormente nel trasformismo. In questo caso sarebbero davvero opportune le condanne. Ma quelle di carattere politico”.
 

Il Prefetto Valentini ha scritto che la scelta dei candidati “oltre il rispetto della legge, richiede anche un quid plus etico”.

“Il giudizio lo si dà al di là della legge? Ci possono essere dei motivi di opportunità, ma io credo solo a quella dei Tribunali”. 
 

Non la convince.

“Nenni andava ripetendo: a fare a gara a fare i puri, troverai sempre uno più puro che ti epura. Certo, non è il caso del prefetto. Ma il “quid plus etico” può essere scivoloso”.
 

Sta di fatto che una candidatura sembra ormai essere vissuta più che altro come una questione di procedura.

“La politica deve autotutelarsi con la coerenza e la chiarezza. Vanno bene anche i codici etici. Ma a patto che siano rispettati sempre e per tutti. Non a volte sì a volte no, per chi sì e per chi no. Come fa sempre, anche in questa occasione, il Pd, il partito della doppia morale”.
 

Nel suo partito, invece, Guido Crosetto è tra i promotori di presuntoinnocente.com, una delle ultime iniziative garantiste bipartisan che ha preso piede in Parlamento.

“Crosetto lo trovo sempre condivisibile: chiaro, coerente, giusto”.
 

Catello Maresca, invece, si è complimentato con Toti Lange: come riportato da Cronache di Napoli, si è dimesso dalla commissione provinciale di garanzia del Pd dicendo: “Tanto, sulle candidature lo stesso decide Manfredi…”.

“Maresca ha ragione a sottolineare che se ci sono codici etici, essi vanno rispettati sempre. Ma, detto questo, nel Pd si osserva il codice De Luca”.
 

Che codice è?

“Quello che mette tutti dentro senza alcuna distinzione. Del resto: chi sta componendo le liste? Nello Mastursi, un reo confesso per aver comprato una sentenza. Ma che De Luca ha confermato a capo della sua segreteria sebbene “abbia agito a sua insaputa”. Mi chiedo, quindi, come sia ancora possibile un legame di fiducia tra i due”.
 

In ogni caso, i dossier più scottanti che il Pd ha tra le mani sono quelli dei consiglieri uscenti Aniello Esposito e Salvatore Madonna. Li rimetterà in lista pur con le condanne per violazione della legge eettorale.

“Le loro posizioni, tutto sommato, mi sembrano molto meno gravi del caso ricordato prima, che investe un ruolo apicale della pubblica amministrazione”.
 

E comunque: Toti Lange ha appena firmato la sua candidatura con Bassolino.

“Allora si è dimesso perchè in disaccordo con Manfredi o perchè aveva già pensato di candidarsi con l’ex sindaco?”
 

Una delle due.

“Proprio questo tipo di opportunismo fa male alla politica. Non i “mostri” sbattuti in prima pagina a cui viene distrutta la vita, salvo essere spesso riabilitati anni dopo”.