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Per il bradisismo nei Campi Flegrei, la Commissione Grandi rischi avverte di prepararsi “all’eventuale necessità di passare rapidamente verso un livello di allerta superiore, rispetto all’attuale giallo” annuncia il ministro Nello Musumeci. “Se la commissione avesse ritenuto di dover raccomandare alla Protezione civile un’allerta arancione, lo avrebbe fatto” frena invece Eugenio Coccia, che della Commissione è il presidente. L’ultimo mistero dei Campi Flegrei è qui, nelle audizioni alla Commissione Ambiente della Camera. Prima il ministro per la protezione civile, poi il vertice dell’organo tecnico-scientifico del medesimo dipartimento. Due braccia dello stesso corpo. Stessa giornata, stessi commissari ad ascoltarli. Forse dicono cose uguali, ma suonano in modo diverso. Magari sono sfumature, ma decisive per la comprensione. Comunque è difficile da capire, per il cittadino comune.

La commissione Grandi rischi – comunica Musumeci, leggendo l’ultimo verbale dell’organismo – ha ritenuto che il quadro complessivo, pur se non di univoca interpretazione, faccia comunque emergere la possibilità che i processi in atto possano evolvere ulteriormente“. Questo perché “l‘insieme dei risultati scientifici rafforza l’evidenza del coinvolgimento di magma nell’attuale processo bradisismico di sollevamento del suolo“. La commissione “pertanto, ha ritenuto opportuno che sia le attività di monitoraggio, sia le attività di prevenzione si intensifichino ulteriormente, si intensifichino le esercitazioni, e si preparino all’eventuale necessità di passare rapidamente verso un livello di allerta superiore, rispetto all’attuale giallo“. La parola ‘arancione’ non si evoca: si parla solo di innalzare l’allerta, in termini ipotetici. Per il ministro l’affermazione “non è in contrasto con quanto riportato dall’ultimo bollettino settimanale dell’Osservatorio Vesuviano dell’Ingv“, secondo il quale “sulla base dell’attuale quadro sull’attività vulcanica sopra delineato, non si evidenziano elementi tali da suggerire significative evoluzioni a breve termine“. Il bollettino, spiega Musumeci, “fotografa la situazione attuale, e si esprime rispetto a tempistiche di breve termine“. La Commissione grandi rischi, “nei limiti delle possibilità di previsione della scienza, delinea possibili scenari in prospettiva, che servono a meglio indirizzare l’azione di prevenzione“.

Coccia pare più prudente. “Fare previsioni – afferma – è difficile. Se ci sono elementi per dire oggi che il livello giallo sicuramente andrà a livello arancione, non è così“. Il presidente della Commissione Grandi rischi però smentisce spaccature nel suo consesso: “Chi è stato ascoltato così come i componenti hanno convenuto sull’opportunità e sulla validità del verbale“, firmato “da tutti i componenti“. Anche per Coccia “la diversità percepita di atteggiamento” tra i bollettini settimanali dell’Ingv e la commissione Grandi rischi “ha a che fare più con i ruoli diversi e le analisi diverse da cui si parte“. L’Ingv, infatti, “comunica lo stato a breve termine del ‘paziente’, la commissione fa un’analisi approfondita cercando di fare un’analisi a lungo termine“. Ma a preoccupare Musumeci è altro. “Quante esercitazioni sono state compiute in questi ultimi giorni?” si chiede retoricamente il ministro. Coccia concorda: “Che ci sono elementi per intensificare la preparazione ci è sembrato onesto dirlo”. Il cerino, in questo caso, passa agli enti locali.