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Napoli – E’ un giorno di lutto, ma anche di rivolta per gli infermieri di Napoli che piangono un’altra vittima del Covid. Antonella Patrone, 57enne al lavoro al Cardarelli, è morta nel suo ospedale tra il dolore dei colleghi ancora in trincea.

Dolore che oggi si è tramutato in rabbia. Tanto che gli infermieri, dopo turni massacranti, dispositivi di protezione non sempre adeguati e gravi mancanze di personale, più volte denunciate ora chiedono subito un nuovo lockdown: “Prima che sia troppo tardi”. Così, attraverso una lettera a Il Mattino gli infermieri napoletani chiedono una nuova chiusura.

Siamo allo stremo – spiega Ciro Carbone, presidente di Opi Napoli, l’Ordine degli infermieri partenopeo – mancano 10mila infermieri in organico e il numero di contagiati ormai è incontrollabile. Almeno cinque i decessi in Campania tra la prima e la seconda ondata -. Provvedimenti più restrittivi per la tutela della salute pubblica e la salvaguardia della nostra famiglia professionale”.

Dove sono le nuove assunzioni promesse per affrontare una battaglia che oggi sembra decisamente fuori dalla nostra portata? – domanda Antonio De Palma, presidente nazionale del Nursing up, alle istituzioni -. E, soprattutto, dove sono quei piani strategici di sicurezza e prevenzione che dovrebbero garantire test rapidi ogni 24 ore a tutto il personale sanitario, prima e dopo il servizio, nonché tamponi completi ogni 20 giorni?”.

Tra questi, 536 in Campania– continua De Palma – nella maggior parte dei casi dentro gli ospedali, lì dove dovrebbero sentirsi al sicuro, e invece vivono il caos di reparti accorpati, di colleghi senza formazione che, provenendo da lunghe esperienze no-Covid, si trovano letteralmente allo sbaraglio. Per non parlare di strutture che sono diventate in pochi mesi aree Covid, non avendo alcun requisito per sostenere il peso della trasformazione”.