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Napoli – “Se chiudi tutto alle 23 provochi assembramenti, perché le persone si riverseranno nei locali tra le 21 e le 23. Noi dobbiamo rispettare e tutelare la salute al massimo ma ricordarci anche che siamo nella fase di convivenza con il virus in cui vanno tutelati anche altri diritti come il lavoro e le libertà”. Così parlò all’Aria che tira, su La7, lo scorso 7 ottobre, il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, commentando alcuni provvedimenti restrittivi del presidente della Campania, Vincenzo De Luca. “Con De Luca”, aggiunse De Magistris, “non siamo allo stato di polizia, siamo alla tirannide fuori controllo. Bisogna fare il contrario bisogna estendere gli orari, utilizzare gli spazi all’aperto. Come si fa a non capire che questi provvedimenti non servono? Lo hanno detto anche gli esercenti e non bisogna dimenticare che, oltre alla pandemia sanitaria”, proclamò De Magistris, “siamo già in una pandemia sociale, economica e del lavoro. Fate le misure che servono”.

Sembra passato un secolo, non è nemmeno un mese. Quattro settimane nelle quali De Magistris non ha fatto altro che soffiare sul fuoco della protesta degli imprenditori contrari al lockdown, arrivando al punto di annunciare la partecipazione di una delegazione della giusta comunale a una manifestazione di piazza contro le chiusure (ricorderete come, all’ultimo istante, rinunciò).

Questa mattina, incredibile ma vero, De Magistris ha cambiato linea: “La situazione sanitaria”, ha detto il telesindaco a Tv8, “è allo stremo. Abbiamo file di auto e di ambulanze nei pressi degli ospedali. E’ una situazione drammatica a cui si aggiunge la tensione sociale che è altrettanto seria e preoccupante”. Proprio nelle ore in cui il governo sta decidendo quali regioni mandare in lockdown, con la Campania che sembra (per ora) non essere inserita nell’elenco delle regioni da chiudere subito, il sindaco di Napoli chiede la chiusura. “Credo”, aggiunge De Magistris, “che dobbiamo andare immediatamente a misure progressivamente più rigide, che non significa necessariamente il lockdown di marzo e aprile, ma contestualmente bisogna immettere liquidità”.

Cosa è successo? Semplice: De Magistris non può tollerare che la Campania venga risparmiata dal lockdown. Significherebbe che la gestione dell’emergenza da parte di Vincenzo De Luca non è disastrosa come vuol far credere lui, e come vogliono far credere i mass media a lui vicini (la trasmissione settimanale di Massimo Giletti è l’esempio più clamoroso).

Intanto, Fratelli d’Italia è scettica sui dati trasmessi dalla regione all’Istituto Superiore di sanità: “Solo per la Campania”, afferma il senatore di Fdi Antonio Iannone, commissario regionale del partito di Giorgia Meloni, “l’Istituto Superiore di Sanità afferma che i dati per stabilire la gravità dell’epidemia non sono attendibili. E’ un’altra figuraccia di De Luca, governa da 6 anni e ancora accampa scuse per la gestione della sanità. In primavera diceva di avere realizzato una sanità campana migliore di quella lombarda, oggi invece la colpa del disastro risale agli anni del commissariamento. De Luca fa il canguro”, aggiunge Iannone, “ma il suo essere situazionista ormai lo rende ridicolo al cospetto della realtà che vedono i cittadini. La Campania la più destabilizzata se si considera complessivamente la crisi sanitaria e socioeconomica”.