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Non si ferma il progetto del maxi serbatoio di Gnl a Napoli Est, nonostante l’ampio fronte contrario, forte perfino degli enti locali. Ansie per l’impatto ambientale emergono dall’ultima assemblea della Rete Stop Gnl, all’associazione “Figli in Famiglia” di San Giovanni a Teduccio.

E crescono i timori tra gli abitanti di Vigliena, dove dovrebbe sorgere l’impianto da 20.000 metri cubi di gas. Enzo Morreale, del Comitato Civico San Giovanni a Teduccio, sottolinea: “La procedura Via (Valutazione di impatto ambientale, ndr) è in fase conclusiva”. L’esponente civico evidenzia “la necessità di alleggerire i rischi ambientali sussistenti in zona. Il progetto in corso avviene invece in deroga alle leggi urbanistiche, in nome della necessità strategica”.

Quindi, “qualora la decisione della localizzazione sia presa, occorre dare dignità alla comunità ed alla sua consapevolezza. La risposta delle associazioni e della cittadinanza deve essere esplicita”. Il presidente della Sesta Municipalità, Sandro Fucito, ribadisce la contrarietà al progetto di Edison e Q8. Tuttavia, anche se “le istituzioni locali sono contrarie”, avverte che “le autorità di governo insisteranno sulla retorica della necessità strategica”.

E ricorda come “il governo abbia operato d’imperio su Piombino, per il rigassificatore, sebbene lì il Comune sia di destra”. C’è chi come Mimmo Cordone, di Potere al Popolo, avvisa: nella lotta “occorre politicizzare la maggioranza della cittadinanza, indifferente alla politica”. In generale, “le rivendicazioni devono vertere sulla delocalizzazione delle attività inquinanti fuori del contesto urbano e con le accortezze adatte a minimizzare l’impatto ambientale”.

Durante la riunione, si esamina il nodo giuridico. Elena Coccia, storica avvocata dei diritti civili ed ex vice sindaca metropolitana, richiama l’opportunità di “riferirsi alle convenzioni internazionali di Faroe e di Aahrus, ovvero l’obbligatorietà di coinvolgere i territori”. E denuncia che “le multinazionali hanno tentato di entrare nelle scuole e convincere i più giovani dell’accettabilità del progetto”. Ecco perché incalza: “Bisogna arrivare rapidamente alla resistenza civile”.

Gabriele Panaro dei Carc (Comitati di Appoggio alla Resistenza per il Comunismo) chiede alle istituzioni locali di “stimolare un’interrogazione parlamentare, ed essere presenti nelle mobilitazioni di piazza e supportare la costruzione di assemblee pubbliche o persino un referendum”. Anche l’attivista Luigi Manna evoca la possibilità di una consultazione tra i residenti. E le idee sulla mobilitazione si moltiplicano. Roberto Malfatti, della cooperativa Sepofà, lancia la “sfilata in bicicletta fino a Napoli centro”. Di una “grande iniziativa sul territorio, che coinvolga la società civile” parla Carmine De Falco, capogruppo Pd alla Sesta Municipalità. Un altro consigliere municipale, Gino Limatola, suggerisce di “entrare nelle scuole e convincere e motivare gli altri”. Tutti concordano sull’opposizione al progetto, stabilendo di riunirsi a breve, per concretizzare le iniziative proposte. In cima all’agenda, divulgare i dati sull’inquinamento e sui picchi di mortalità “dovuta alla assoluta carenza di una cura ambientale”.