- Pubblicità -
Tempo di lettura: < 1 minuto

Napoli – Da un lato clan più piccoli dall’altro organizzazioni storiche e più strutturate, con i primi che “ritengono la violenza uno strumento necessario di affermazione criminale” e le seconde “che tendono a rifuggire azioni eclatanti” preferendo il controllo dei mercati legali, con rapporti con imprenditori, pubbliche amministrazioni ed esponenti politici. La seconda Relazione semestrale del 2018 della Direzione investigativa antimafia disegna così il sistema camorra come un insieme di sottosistemi molto diversi tra loro dove convivono (non sempre pacificamente) “organizzazioni camorristiche vere e proprie, gruppi di gangsterismo urbano e bande di giovani delinquenti”. E ancora “la perdurante vitalità della camorra è garantita non solo da un’asfissiante infiltrazione sociale, ma anche dalle connivenze con i cosiddetti colletti bianchi, ai quali è demandato anche il compito di occultare i tesori dei clan”. I “tesori dei clan”, si legge ancora, sono “accumulati innanzitutto attraverso i traffici di stupefacenti, esercitati oggi con modalità diverse rispetto al passato, dal momento che vengono affidati ad esperti broker, in grado di importare la droga dai Paesi stranieri, di stoccare la merce e di distribuirla ai grossisti”.