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Altro che sentirsi più buoni a Natale, sul flop luminarie a Napoli ora è guerra. In città mancano le luci natalizie, e un finanziamento da 2.4 milioni è andato in fumo. Sul ritiro del contributo, una raffica di accuse al Comune è stata lanciata da Ciro Fiola. Il presidente della Camera di commercio è intervenuto nel programma Barba & Capelli su Radio Napoli Centrale, condotto dall’ex assessore regionale Corrado Gabriele. In collegamento anche l’ex consigliere comunale Raffaele Ambrosino. Un furente Fiola se l’è presa con “chi strumentalizza”, perché “si continua a parlare facendo finta di non sapere cosa è successo”. Giorni fa era finito nel mirino delle “Associazioni storiche di imprenditori”. Ad attaccarlo per l’affaire luminarie, un comunicato congiunto di Acen, Claai, Cna, CdO, Confapi, Confcommercio, Confesercenti, Confimprese, Federdat, Unione Industriali. Il numero uno della Camera di commercio ha contrattaccato, con la sua versione dei fatti. “Noi nel mese di giugno – ha raccontato – scriviamo al Comune e facciamo una delibera, quattrini in contanti“. La volontà era di dare “un contributo“, senza “entrare nella gestione delle luminarie”. I fondi servivano a illuminare alcune strade del centro storico, e ad installare 20 alberi, fra i 15 e i 20 metri: due per ogni municipalità. Palazzo San Giacomo, invece, avrebbe dovuto occuparsi “delle periferie, con il contributo della Città metropolitana”.

Abbiamo sottoscritto un protocollo d’intesa – ha spiegato Fiola -, per la gran parte scritto da Comune e Città metropolitana“. Secondo Fiola l’accordo “prevedeva che le luminarie dovevano essere accese entro il 15 novembre, e si doveva procedere – come dice il Codice degli appalti – ad una gara europea, e poi tutta l’organizzazione al Comune”. Trascorsa qualche settimana, “abbiamo notato che – ha aggiunto – non c’erano riscontri a questa cosa, e abbiamo scritto una prima lettera“. Alla richiesta di chiarimenti, sull’iter del bando di gara, tuttavia “non è mai arrivata risposta”. Quindi “abbiamo continuato ad attendere, e alla fine abbiamo visto che questi tempi non c’erano più“. Solo a seguito di nuovi contatti telefonici, un dirigente comunale avrebbe comunicato “che loro non avrebbero proceduto con la gara europea, ma con un accordo quadro, pare previsto dal Codice degli appalti“. E la soluzione prospettata non sarebbe dispiaciuta all’ente camerale. “L’accordo quadro – ha precisato Fiola – non si discosta molto dalla gara europea, perché comunque ci vogliono 40 giorni per realizzarlo: si deve dare pubblicità, si debbono cercare le aziende“. Allora tutto a posto? “Purtroppo questo nemmeno è stato fatto, perché i tempi non lo consentivano“. In quel momento era ottobre, la situazione si è fatta pesante.

Per la Camera di commercio, comunque, la procedura ad evidenza pubblica è una Linea Maginot. “L’articolo 6 del protocollo di intesa – ha insistito Fiola – prevedeva che qualora non fossero state attuate le cose previste, noi saremmo passati alla revoca del contributo. Cosa che è stata fatta, perché altrimenti i dirigenti della Camera di commercio sarebbero andati incontro a un danno erariale“. Non basta: a Fiola è andata male su tutti i fronti. “La Soprintendenza – ha svelato – ci ha rifiutato l’allestimento del villaggio di Babbo Natale e non ha autorizzato nemmeno i tre alberi di 20 metri, ad ingresso gratuito“. La Camera di commercio voleva collocarli davanti alla sede di piazza Borsa, in piazza Municipio e in piazza del Plebiscito. “Ci hanno detto che c’era bisogno di un progetto. Noi siamo rimasti allibiti, un progetto per posare tre alberi sulla strada non ci era mai stato richiesto“. Ma c’è sempre una prima volta.

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