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NAPOLI – I furbetti della cartella esattoriale, dell’Imu evasa, della Tarsu dimenticata, della tassa per l’occupazione di suolo pubblico saltata (Covid o non Covid), della multa messa in un cassetto (magari nel frattempo che si scova l’amico giusto per farcela togliere), del ticket per il parcheggio sulle strisce blu scaduto e del biglietto non obliterato del pullman o della metro (quando passano) siamo noi.

O meglio: la stragrande maggioranza di noi. Ad oggi, il Comune di Napoli incassa solo il 27% di quanto dovrebbe.

Lo ha reso noto il sindaco Gaetano Manfredi questa mattina sulle onde di Radio24 riprendendo il leitmotiv di queste sue prime settimane a Palazzo San Giacomo: “il debito che paralizza il bilancio della terza città italiana”.

E certo: se è un bilancio che spende ma non incassa, i conti non torneranno mai. Anzi: non riscuoti oggi, non riscuoti domani, ora c’è da fare i conti anche e soprattutto con un debito-monstre che, partecipate comprese, ammonta a circa 5 miliardi di euro.

Per questo, per mettere un punto a questa deriva, Manfredi, oggi impegnato a Parma alla riunione dell’Anci, l’associazione che raggruppa i Comuni italiani, è alla disperata ricerca di un aiuto. Magari con la nomina di un commissario ad hoc per il debito pregresso che ora (lo scrive Il Mattino di oggi) parrebbe possibile da parte del Governo centrale.

Sta di fatto che, per invertire la rotta, per rompere il circolo vizioso dei mancati incassi, il neo sindaco deve rimettere in sesto la macchina amministrativa che, così com’è, può essere paragonata a una macchina con le ruote sgonfie, senza benzina. Talvolta senza guidatore.

Proprio sul fronte della riscossione, infatti, Manfredi eredita un Comune che, dopo gli ultimi pensionamenti, “ha solo 50 dipendenti” addetti a questo servizio di fondamentale importanza: troppo pochi a fronte della stragrande maggioranza dei napoletani che le tasse locali non le paga.

Un grosso problema, tant’è che al primo cittadino scappa un “magari lo fossero”, quando, su Radio24, gli si fa notare che le tasse locali non vengono riscosse a livello centrale. Anche perchè “il problema della capacità di riscossione insufficiente è un pò di tutti gli enti locali: la media nazionale – fa presente il sindaco – si attesta sotto il 50%”.

Quindi: se in tutt’Italia 1 furbetto su 2 ce la fa, a Napoli addirittura 3 su 4. Tant’è che, domenica scorsa, sul palco di CasaCorriere, a Enzo D’Errico, Marco Demarco, Antonio Polito e Paolo Macry, a un certo punto, è venuto da chiedere a Manfredi se finora questo stato di cose non sia stato voluto dalla politica per una sorta di captatio benevolentiae, una sorta di strategia elettorale: un voto per ogni occhio chiuso.

E insomma: sia come sia: come risolvere il problema? “Se il Governo ci dà 100-200 milioni ogni 12 mesi – risponde il nuovo inquilino di Palazzo San Giacomo – nel giro di 3 anni è ipotizzabile un nostro recupero anche sotto l’aspetto della capacità di riscossione”.

“Più 100 o 200, sindaco?”, gli chiedono ancora a Radio24. “Più 200”, è la risposta.   

Certo, però: a nome dei furbetti, dovremmo pur chiederci cosa potremmo fare noi per il Comune prima di attendere cosa farà il Comune per stanarci. E, magari, darci tutti quei servizi di cui tutti i giorni lamentiamo l’assenza.