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Un intervento per sanificare i porticati della Galleria Principe di Napoli, in preda ad atavico degrado, tra crolli e progetti di recupero mai decollati. “Era diventata una discarica abusiva” dice senza giri di parole Raffaella Guarracino, assessora alle politiche sociali della quarta municipalità. Ma i problemi restano, e il vero lavoro inizia oggi. “Voglio evidenziare – aggiunge Guarracino – che c’è la necessità di una programmazione continua in un posto importante come la Galleria Principe di Napoli, soprattutto dal punto di vista sociale. Ma che questi beni monumentali non possono diventare una discarica senza legalità né decoro”. L’assessore sottolinea la “sinergia tra la mia presidente Caniglia e gli assessori comunali Santagada e Trapanese”.

La pulizia ha interessato sia i porticati di via Pessina, attualmente interdetti per un crollo dei calcinacci dalla facciata, sia quelli di fronte al Museo Archeologico. In campo gli operatori della Napoli Servizi, a loro supporto gli operatori dell’Asia e gli agenti della Polizia Municipale sezione San Lorenzo. Ai caschi bianchi è toccato il delicato compito di sgomberare l’area dai senza fissa dimora, per consentire pulizia e sanificazione. “Per sgombero – precisa l’assessora municipale – non si intende che li abbiamo presi e portati via. Abbiamo fatto intervenire l”Unità operativa Tutela Emergenze Sociali e Minori della Polizia Municipale, facendo chiedere alle persone se volevano essere aiutate”. I senza fissa dimora presenti erano 7 in tutto: 3 da un lato, 4 dall’altro. In due casi hanno risposto in modo affermativo all’offerta di aiuto, per usufruire di una doccia e di un colloquio con i servizi sociali. Qualcun altro invece “ha detto no – riferisce Guarracino – perché lavora come parcheggiatore”. Il contatto con la marginalità, per gli interventi di igiene urbana, è sempre complesso. I senza fissa dimora, comunque, possono ripresentarsi subito. “La legge – chiarisce Guarracino – non ci aiuta, potrebbero tornare anche stanotte. Se non vogliono andare in dormitorio, non li puoi costringere. E non è reato dormire per strada”. Al momento, secondo l’assessora, “l’unica arma che abbiamo è attenerci alla programmazione e alla perseveranza”. Vale a dire “dialogare con queste persone attraverso gli operatori, creare un rapporto di fiducia, cercando pian piano di reinserirli nella società”. Insomma “un lavoro certosino”, sperando basti.