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Napoli – Amin Abdelli ce l’ha fatta. Oggi  alle 11 il Comune di Napoli gli ha conferito la cittadinanza italiana nel corso di una cerimonia a Palazzo San Giacomo cui hanno preso parte il dirigente dell’Anagrafe Luigi Loffredo e l’assessore con delega alla Legalità, alla Trasparenza e all’Anagrafe Alessandra Sardu. Assente il sindaco Luigi de Magistris, il cui interessamento è stato però decisivo per porre fine ad un clamoroso pasticcio commesso nel dicembre del 1988 da un funzionario dell’anagrafe del Comune partenopeo, che assegnò erroneamente ad Amin, nato da genitori tunisini, la cittadinanza italiana; una sorta di ius soli degli anni ’80 quando non c’era alcuna legge che lo prevedeva, e disposto inoltre senza alcun potere, visto che allora ogni decisione in materia di cittadinanza spettava al Ministero dell’Interno. “Ancora non ci credo ma ringrazio il sindaco De Magistris perché è stato di parola” dice Amin, che questa mattina si è presentato in Comune con la madre Zora, visibilmente emozionata per un incubo finalmente terminato. Tre anni fa Amin, divenuto chef di una nota catena di ristoranti giapponesi di sushi, scoprì che non era cittadino italiano, nonostante avesse la carta di identità, ma era addirittura irregolare; se ne resero conto al Comune di Longone al Segrino, provincia di Como, dove Amin voleva prendere la residenza. Dopo un periodo molto duro, in cui Amin ha pensato anche al suicidio, a metà gennaio scorso è intervenuto nella vicenda l’avvocato nigeriano Hilarry Sedu, che ha iniziato ad assistere il giovane; la prima cosa che il legale ha fatto, è stata di rivolgersi al sindaco di Napoli Luigi De Magistris affinchè intervenisse per risolvere il pasticcio. Il primo cittadino ha promesso di risolvere la situazione, e dopo qualche mese in effetti ci è riuscito. Il Comune ha infatti preso atto del grave errore commesso redigendo un nuovo atto di nascita, e sfruttando la norma di legge che attribuisce al sindaco, al ricorrere di certe condizioni, il potere di conferire la cittadinanza. È stato seguito il suggerimento dato da Sedu nella memoria presentata al Comune a gennaio. “De Magistris ha mantenuto la promessa comprendendo che non si poteva far pagare ad un singolo un errore burocratico” dice soddisfatto il legale. Amin ora potrà tornare a vivere. “Negli ultimi anni quasi non ho vissuto – confessa Amin – ho perso il lavoro perché ero clandestino. Ora ho già un paio di offerte sempre come chef in ristoranti di sushi e con la mia compagna finalmente potremo pensare a costruire una famiglia”.