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NAPOLI – Emilia Leonetti: giornalista, presidente dell’associazione VivoaNapoli.
 
“Fin dalla sua fondazione, nel 2012. Una trentina di soci”.
 
Con quale scopo sociale?
 
“Accompagnare con la partecipazione dei cittadini le trasformazioni della città”.
 
Fare rete.
 
“Intendere la cultura come cura di sé e, di conseguenza, del territorio che abitiamo”.
 
Vita associativa.
 
“Organizziamo conferenze, incontri tematici. Cerchiamo di approfondire i temi e di fare da ponte tra la politica e la città”.
 
Esempi.
 
“Abbiamo fatto più incontri sul futuro dell’ex area Nato a Bagnoli, del molo San Vincenzo e del Pan, il museo per il quale abbiamo avanzato all’amministrazione un nuovo modello di gestione”.
 
Sabato 19 febbraio, invece, eravate a San Giovanni a Teduccio.
 
“Al Cultural Hub Art33, per parlare del futuro dell’area orientale”.
 
Fino a quando…
 
“Fino a quando hanno fatto irruzione in sala quattro, cinque rappresentanti del Comitato contro il biodigestore, tutti sulla cinquantina. E abbiamo dovuto interrompere la discussione”.
 
La libertà non è star sopra un albero/non è neanche il volo di un moscone/la libertà non è uno spazio libero/libertà è partecipazione.
 
“Quanto sono belli e veri questi versi di Giorgio Gaber”.
 
Sennonchè…
 
“Sennonchè, a Napoli, non si è molto abituati alla partecipazione”.
 
Che è successo?
 
“Per la prima ora dell’incontro è filato tutto liscio”.
 
Chi erano i relatori?
 
“Andrea Annunziata, presidente dell’Autorità Portuale; Sandro Fucito, presidente della Municipalità San Giovanni, Barra, Ponticelli; Luigi Napolitano, della consulta delle associazioni e l’assessore all’ambiente, Paolo Mancuso”.
 
Tema dell’incontro?
 
Area orientale di Napoli: quale trasformazione. Il ruolo delle istituzioni e delle associazioni. Sala piena, nel rispetto delle norme anti-Covid”.
 
Alcune persone sono rimaste fuori.
 
“Sì, sotto il controllo di una pattuglia della Polizia. Ma, a un certo punto, gli agenti ci hanno fatto presente che era meglio far entrare in sala tutti quelli del Comitato contro il biodigestore”.
 
Alcuni già erano in sala.
 
“E si sono comportati benissimo: facendo domande e avendo risposte dall’assessore Mancuso a proposito dell’impianto di compostaggio che l’amministrazione ha intenzione di costruire a Ponticelli”.
 
I loro compagni, invece?
 
“Quando li abbiamo fatti entrare, hanno cominciato ad urlare e a fare in modo che la manifestazione che avevamo promosso si interrompesse”.
 
L’assessore Mancuso che ha fatto?
 
“Dopo un pò, è dovuto andare via. Ma siamo andati via tutti: noi organizzatori, i relatori e chi stava ascoltando”.
 
Vorrei essere libero come un uomo/come un uomo che ha bisogno di spaziare con la propria fantasia/e che trova questo spazio/solamente nella sua democrazia.
 
“E invece nessuna regola democratica è stata rispettata”.
 
Come è andata a finire?
 
“La Polizia ha portato i più esagitati di nuovo fuori dalla sala. Ma l’evento si è chiuso lì”.
 
Dopo i disordini per l’inceneritore di Acerra, dopo gli atti di teppismo di Pianura: anni dopo, si rischiano ancora le stesse scene.
 
“A Napoli non siamo abituati a un confronto civile”.
 
Secondo lei, ci possono essere pressioni della camorra per non costruire l’impianto di compostaggio nell’area orientale?
 
“Questo non lo so. Ma sabato c’era la Polizia e non credo che fossero persone pilotate. Del resto, l’incontro non era nemmeno incentrato tutto sul biodigestore. Ma sullo sviluppo del quartiere e della città”.
 
Ci è rimasta male.
 
“L’avevo detto all’inizio dell’incontro: era un’occasione, una prima occasione di confronto tra cittadini e istituzioni”.
 
Non è stata una cena di gala.
 
“Nell’area orientale di Napoli, il 31% dei ragazzi tra i 15 e i 29 anni non studia né lavora”.
 
E lei cosa vorrebbe fare per loro?
 
“Con l’associazione ci proponiamo di agevolare nuove occasioni di sviluppo, nuove opportunità di lavoro”.
 
San Giovanni, con l’Academy, è il fiore all’occhiello di Manfredi rettore.
 
“Anche per questo abbiamo creduto giusto avviare un confronto. In quel quartiere, l’amministrazione punta a importanti trasformazioni urbane: l’apertura al mare, il recupero dell’ex Corradini…”
 
Tutte chiacchiere per i contestatori.
 
“Ho capito che hanno paura. Vedono solamente i pericoli cui possono andare incontro in un territorio già martoriato dal punto di vista ambientale: in tanti si sono ammalati”.
 
Il Comune ha assicurato che l’impianto di via De Roberto, come quello di via del Riposo, non sarà inquinante. Anzi: andrà a riqualificare un’area che ad oggi è nel degrado e sì pericolosa.
 
“Non si fidano”.
 
E come ci si può confrontare con chi non si fida?
 
“Io, anzitutto, rafforzerei il primo presidio istituzionale che le persone trovano sulla loro strada: la Municipalità”.
 
Lunga e tortuosa è la strada della democrazia.
 
“Bisogna moltiplicare i luoghi di confronto: è l’unica per uscirne vivi”.