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Chiudono gli ambulatori pubblici, restano infinite le liste d’attesa. E a Bagnoli allora lanciano la sanità autorganizzata dal basso. Un ambulatorio popolare nasce proprio qui, nel quartiere delle promesse istituzionali mancate. Meglio fare da noi, pensano da queste parti. L’iniziativa, inaugurata oggi, sorge a Villa Medusa. È la Casa del popolo, struttura comunale abbandonata, occupata 10 anni fa da attivisti. E dal 2018 riconosciuta tra i beni comuni della città, per avviarne la ristrutturazione. L’ambulatorio popolare di Villa Medusa, in via di Pozzuoli 110, è un presidio gratuito e accessibile a tutti. Ad animarlo ci sono trenta volontari tra medici, infermieri e studenti di medicina. Sono previste visite di medicina generale, ogni mercoledì dalle 16.30 alle 20.00. Sarà possibile, una volta al mese e rispettivamente il martedì e il mercoledì, effettuare visite specialistiche di ginecologia e di allergologia. Il giovedì dalle 17.00 alle 19.30 è attivo lo sportello di supporto psicologico “ReciprocaMente”, affiancato dallo sportello di medicina generale.

L’Ambulatorio popolare di Villa Medusa – spiegano i responsabili – è accessibile senza prenotazione e gratuitamente, e darà supporto riguardo le prenotazioni di visite ed esami specialistici, oltre a sostenere rispetto a difficoltà con liste d’attesa e accesso ai servizi territoriali“. Tra i potenziali utenti ci sono tanti bisognosi, chi non può permettersi cure private. “Questo progetto – dice lo psicologo Walter Iannuzzinasce per sopperire non solo alle mancanze delle liste d’attesa, ma proprio dell’esistenza di strutture territoriali nella decima municipalità, e in particolare nel quartiere di Bagnoli“. A Bagnoli, infatti, “nell’arco dell’ultimo decennio, sono stati chiusi due plessi ambulatoriali in via D’Alessandro e via Enea. E quindi “tutta la popolazione, parliamo di 40.000 abitanti – sottolinea Iannuzzi – si trova costretta ad andare a Fuorigrotta, dovendo spostarsi per accedere alle cure e ingolfando quell’ambulatorio“.

Dall’area occidentale di Napoli, insomma, arriva una risposta alle disfunzioni del sistema sanitario campano. “Un ambulatorio popolare – chiarisce lo psicologo – non può risolvere il problema delle liste d’attesa, però è un modo di iniziare a costruire una coscienza collettiva“. Perché la deriva è chiara. “Purtroppo, dalla nostra esperienza – evidenzia Iannuzzi -, emerge che soprattutto i più giovani fanno sempre più riferimento alla sanità privata, abbandonando la possibilità di curarsi nel pubblico“. Una verità tenuta nell’ombra.