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NAPOLILuigi Galletta era un meccanico incensurato di Napoli e il suo destino è stato deciso da un manipolo di killer senza speranza. Prima picchiato e poi ammazzato nella sua officina il 31 luglio del 2015. Era il cugino di Luigi Criscuolo, un killer della camorra e Galletta fu ucciso per vendetta durante la faida di Forcella e dei Decumani che ha mietuto decine di vittime. Ma Luigi Galletta è stato ammazzato due volte. La prima il 31 luglio quando in due lo hanno colpito al petto con proiettili calibro 9×21. La seconda il 2 agosto quando la camorra, pur sapendo che fosse un ragazzo innocente e che era stato ucciso per vendetta invece di tacere e deporre le armi voleva vendicarlo ed ha tentato di farlo tutti i giorni girando armati e cercando qualcuno da ammazzare.

Lo racconta il giudice per le indagini preliminari che ieri ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare per Antonio Napoletano, detto “il nannone”, che aveva fatto fuoco quando aveva 17 anni appena. «Togliamo il sangue da terra e scendiamo in strada», era il grido di battaglia del gruppo Buonerba-Sequino. Quando conversavano al telefono scherzavano su quando sarebbe arrivato il giorno del loro arresto dicendo, tra un partita di carte e l’altra, che volevano essere chiamati i “ribelli”, perché via Oronzio Costa, il vicolo scuro e senza sole del rione Forcella, era la «via della morte». Ma per fortuna gli “007” avevano, da tempo bersagliati da qualche politicante di turno per quanto accadeva e accade nel centro di Napoli, stavano lavorando in silenzio perché a parlare ci pensavano loro, i “capelloni”, così venivano soprannominati.

E parlavano, parlavano, parlavano, dimostrando innanzitutto che tutto erano fuorché capiclan. I boss sono muti, fanno pochi fatti e incassano soldi. Loro sono esattamente il contrario. Agli “007” è bastato piazzare qualche microspia qui e lì ed hanno sentito commenti di ragazzini armati, altri che chiacchieravano di omicidi e traffici di droga, altri ancora che stilavano la lista degli esercizi commerciali da vessare con il pizzo. Altri, coloro i quali erano considerati i ras del gruppo, parlavano invece di alleanze e patti di “mutuo soccorso” con i Trongone e i Sequino. «Loro ci danno le armi e noi i “guaglioni”, e per “guaglioni” si intendono i killer».