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NAPOLI – Francesco Di Costanzo: fiorentino, 42 anni, giornalista ed esperto di comunicazione pubblica. Direttore di cittadiniditwitter.it, presidente di PA Social e di Fondazione Italia Digitale. 
 
“Quest’ultima concepita come uno spazio per lo sviluppo di cultura e policy digitali a 360 gradi”.
 
A Napoli il prossimo 29 marzo presso l’aula magna di Biotecnologie in via De Amicis per presentare il suo ultimo lavoro.
 
Digitale. La nuova era della comunicazione e informazione pubblica. Storia e prospettive del modello italiano”, Giunti Editore”.
 
Nel 2015, assieme ad Andrea Marrucci, ha scritto, invece, “WhatsApp in città? La nuova frontiera della comunicazione pubblica”.
 
“Dopo 7 anni, quel punto interrogativo che mettemmo nel titolo si potrebbe anche togliere”.
 
Sciogliendolo con quale risposta?
 
“WhatsApp, come tutte le altre piattaforme digitali, c’è eccome in città”.
 
Un beneficio.
 
“Senz’altro: una opportunità”.
 
Nel nome della smart city.
 
“Già nel 2015 erano vari i Comuni piccoli, medi e grandi, nonchè i Ministeri, le Asl e altre strutture pubbliche che avevano intuito che poteva essere un modo decisivo per comunicare con i cittadini”.
 
Oggi a che punto siamo?
 
“I risultati, in questi anni, sono stati incoraggianti. E oggi finalmente le pubbliche amministrazioni si stanno sempre più rendendo conto che utilizzare i nuovi canali di comunicazione può aiutarle molto: possono essere veloci, efficaci ed economici”.
 
A Napoli è il giorno della mega ordinanza per cercare di governare meglio la movida.
 
“Non conosco nello specifico l’ordinanza, ma i problemi di Napoli sono quelli di Firenze, Milano, Roma: di tutte le grandi realtà”.
 
Orari di chiusura anticipati, divieto di musica e di vendita di alcolici, controlli rafforzati…
 
“Più o meno le ordinanze specifiche per regolare la movida si somigliano un pò tutte. Ma per farle funzionare bisogna avere, prima ancora che una efficace rete di controlli, la collaborazione di tutti”.
 
A Napoli si scontrano i residenti dei quartieri della movida che rivendicano il diritto alla quiete e chi ha investito nei locali che pretende di guadagnare. In mezzo i ragazzi.
 
“Questo è lo scenario che si ripropone un pò ovunque. Ma, per avere la collaborazione di tutti come dicevo prima, è decisivo comunicare con tutti. Costantemente e rendendoli protagonisti nel rispetto delle esigenze generali”.
 
A Napoli, in attesa di un regolamento specifico del consiglio comunale, l’ordinanza andrà in vigore dal prossimo weekend e durerà 4 mesi.
 
“Non conosco i problemi specifici, ma credo che il Comune farà sicuramente bene se punta sulla partecipazione, il dialogo costante, la comunicazione e l’interazione con i cittadini”.
 
E qui che casca WhatsApp?
 
“WhatsApp, come le altre piattaforme digitali e di messaggistica istantanea, non può risolvere tutto. Ma può contribuire senz’altro a supportare positivamente il lavoro e il rapporto tra amministrazione, cittadini e categorie”.
 
Il cittadino può avere a portata di smartphone un collegamento veloce con il Comune e le forze dell’Ordine: saprebbe a chi rivolgersi.
 
“E’ vero che nelle grandi città si fa più fatica. Ma un progetto pilota, ristretto a un quartiere, una strada, una zona che subisce particolarmente la movida, potrebbe avviarsi: già ne esistono di casi simili in Italia”.
 
E sono esempi positivi?
 
“Sì. Sono tanti i Comuni che utilizzano WhatsApp, ma anche Telegram o Messenger per i servizi al cittadino. In modalità broadcast o con il one to one”.
 
A Chiaia, appena l’altra sera, a San Valentino, c’è stato l’ultimo episodio di violenza.
 
“In varie città, da anni, anche la polizia locale collabora con i commercianti e con i cittadini attraverso i social e le chat per combattere la cosiddetta microdelinquenza”.
 
Sembra facile.
 
“Da un lato, gli esercenti possono utilizzare il telefonino per inviare segnalazioni, dall’altra possono essere gli agenti a lanciare l’allerta e a mettere in guardia le attività. E gli stessi cittadini possono essere protagonisti con strumenti che utilizzano ogni giorno, ormai familiari”.
 
Serve, però, una cabina di regia.
 
“Esistono le Control Room. Oggi, come scrivemmo già nel libro, potrebbe essere la WhatsApp Room o la Chat Room: il Comune di Napoli già lavora sulle piattaforme digitali di comunicazione, sarebbe importante continuare ad investire per dare informazioni e suggerimenti in tempo reale ai cittadini”.
 
Occorrono nuove professionalità.
 
“Oltre che un salto culturale, servono professionalità dedicate agli strumenti digitali e un’organizzazione diversa della comunicazione pubblica. È una questione che vale per tutto il Paese e ovviamente anche per realtà importanti come Napoli”.