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Applausi a La Repubblica delle Idee, in corso a Napoli, per lo scrittore Antonio Scurati.
Quello di oggi è il primo incontro al quale Scurati prende parte dopo che il suo monologo sul 25 aprile è stato bloccato dalla Rai; il testo doveva essere letto dallo stesso scrittore, ieri sera, nel corso della trasmissione CheSarà su Rai3. Un monologo che oggi Scurati sta leggendo.
Populismo e fascismo. Mussolini oggi” è il titolo dell’incontro, nel Cortile d’onore di Palazzo Reale, con Scurati, il direttore de la Repubblica Maurizio Molinari e Raffaella Scuderi.

Antonio Scurati a Napoli legge il suo monologo e aggiunge delle frasi, “un fuori programma”. Lo fa quando parla del fascismo stragista e dice: “Non solo prima della guerra e durante la guerra, ma anche nel dopoguerra fino a tutti gli anni ’80 stragista”.

Standing ovation a La Repubblica delle idee per Antonio Scurati. Al termine della lettura del monologo sul 25 aprile il pubblico si è alzato in piedi. Lo scrittore ha commentato: “Viva l’Italia antifascista”.

“È duro, faticoso, doloroso, sono un privato cittadino che legge e scrive libri e all’improvviso per aver fatto lo scrittore mi ritrovo al centro di una polemica politico-ideologica accanita, spietata e fatta di attacchi personali denigratori che mi dipingono come un profittatore, quasi come un estorsore”. Così Antonio Scurati, a Napoli, nel suo intervento alla Repubblica delle Idee.

Pensavo che la Rai fosse anche mia, del resto è di tutti, è dello Stato italiano, ma alla fine mi hanno detto ‘tu non entri’, come un ospite indesiderato. Si è perso il senso di democrazia in questo Paese“. Così Antonio Scurati a La Repubblica delle Idee a Napoli.

Non voglio essere e fare la vittima“. Lo dice Antonio Scurati a La Repubblica delle Idee a Napoli e aggiunge: “Dopo che accadono delle cose arriva la paura, esci di casa e guardi a destra e sinistra. La tua vita è già cambiata”.
“Mi sono innervosito dopo che in seguito al post della Meloni sono stato costretto a fare una replica. Ma io non voglio fare la vittima“, ha spiegato.

Mi attengo alla superficie visibile delle cose, non c’è bisogno di dietrologie, leggo la storia di queste persone, tendo ad adottare come romanziere una prospettiva storica sugli eventi. Sembra semplicissimo, vediamo da dove viene, dalla militanza giovanile nel Movimento sociale italiano fondato da Almirante e Romualdi, i servi degli aguzzini tedeschi, i massacratori, i fucilatori”. Così Antonio Scurati, a Napoli, in merito al fatto che la presidente del Consiglio non si definisca antifascista. E poi aggiunge: “Il loro motto è sempre stato non rinnegare, non restaurare. Un motto al quale ancora oggi ci si attiene. Ecco direi che è così”.
“Ho scritto 11-12 libri e non c’è mai un riferimento al fascismo, ho anche altri interessi – ha aggiunto – sono loro che non vogliono dire quella parolina e che non vogliono fugare le ombre e recidere quel legame. Le ombre camminano con loro”.

Quando un leader politico di tale carisma, come sicuramente è la presidente del Consiglio Meloni, che ha un seguito molto vasto, nel cui seguito da qualche parte là sotto, vista anche la storia politica da cui proviene, c’è sicuramente qualche individuo non estraneo alla violenza, probabilmente non molto equilibrato, quando il capo punta il dito contro il nemico e i giornali, o meglio i ‘giornasquadristi’ fiancheggiatori del governo ti mettono sulle prime pagine, con il titolo sotto ‘l’uomo di M.’, ti disegnano un bersaglio intorno alla faccia. Poi magari qualcuno che mira a quel bersaglio c’è. Succede, è già successo”. Così Antonio Scurati a Napoli.

“È sbagliato e fuorviante aspettare la camicia nera, pensare che si ripresentano nuovamente. Ci sono altre forme di violenza, non fisica, ma verbale, intimidatoria, nuove forme di aggressione alla democrazia che hanno radici lontane”. Lo ha detto Antonio Scurati a La Repubblica delle Idee, aggiungendo: “Non marciano su Roma, arrivano a Roma vincendo libere e democratiche elezioni”.
“Non aspettate il ritorno delle squadracce fasciste, la democrazia corre rischi da parte di leader che hanno un largo seguito popolare e che ritengono superata, inetta, vecchia e corrotta la democrazia liberale così come noi l’abbiamo conosciuta – ha aggiunto -; è un’azione di erosione dall’interno attraverso gli strumenti democratici. Non marciano su Roma, arrivano a Roma vincendo libere e democratiche elezioni”.

Non c’è modo migliore per imparare l’arte della parola libera che esercitarla. Ce la possiamo fare anche noi a tenere la testa alta”. Antonio Scurati ha risposto così al direttore de La Repubblica, Maurizio Molinari, che gli ha chiesto come difendere la parola.
Non ho ricette su come difendere la parola o formule magiche o preghiere da insegnare a nessuno, penso – ha detto – che tutti noi dobbiamo ritrovare il gusto, l’ebbrezza, la vertigine della parola franca e libera e del parlare e della politica, di tentare di risolvere problemi collettivi con mezzi collettivi e non ridurre tutto a questioni personali”.

Noi progressisti non possiamo aver paura perché è una cosa loro, dobbiamo ritrovare l’altra passione politica antagonista della paura che poi è la stessa da dove veniva Mussolini in gioventù. Qual è? La speranza”. Lo ha detto Antonio Scurati dal palco de La Repubblica delle Idee.
Loro avevano paura delle speranze degli altri, cioè della rivoluzione socialista. Noi società civile dobbiamo ritrovare la forza di fare una politica della speranza”, ha aggiunto.