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Napoli – Sgominata banda di 8 borseggiatori a Napoli. Due uomini, entrambi napoletani, sono finiti in galera, mentre gli altri sei (quattro napoletani, un algerino e un marocchino) sono finiti agli arresti domiciliari. Le ordinanze sono state emesse dal Gip presso il Tribunale di Napoli. L’attività d’indagine, svolta dalla Polizia ferroviaria diretta dal dirigente superiore Michele Spina, ha permesso di accertare come gli otto indagati avessero formato un gruppo stabile e organizzato, dedito al borseggio in danno dei viaggiatori, italiani e stranieri, in arrivo o in partenza dalla stazione della circumvesuviana di piazza Garibaldi.

Il gruppo criminale funzionava in maniera scientifica ed organizzata: ogni componente aveva ruoli e funzioni specifiche. Al vertice, con mansioni di “registi”, Vincenzo Trinchella e Luciano Bottone, entrambi napoletani rispettivamente di 58 e 57 anni, per i quali è stata applicata la misura della custodia cautelare in carcere. Invece, per Ciro Barattolo di 57 anni,  Mario Palumbo di 60 anni, Salvatore D’Angeli di 45 anni, Vincenzo Di Paolo di 72 anni, Razibouine Nouradine di 48 anni e Sidrachid Mahadi di 41 anni, poiché riconosciuti quali partecipi del sodalizio con funzioni esecutive, è stata applicata la misura degli arresti domiciliari.

Le operazioni cominciavano con uno dei due “Registi” che controllava l’area, la stazione della Circumvesuviana di Piazza Garibaldi perfetta per mole di turisti e via di fuga, e una volta accertatosi della mancanza di forze dell’ordine dava il via libera alla banda che entrava in azione. Il copione era sempre lo stesso: sceglievano una vittima, la seguivano fino al binario e al momento giusto, approfittando del caos che si forma immediatamente prima di salire sui vagoni, accerchiavano il povero malcapitato effettuando il borseggio.

L’organizzazione era così scrupolosa da inventare perfino una propria lingua con termini dialettali mischiati alla cosiddetta “parlèsia”, linguaggio in uso alla malavita. A titolo esemplificativo: “fiorato” cioè aver portato a termine il furto, aver “colto il fiore del proprio lavoro”; “Cartoline” per le carte di credito presenti nella refurtiva oppure “fiala” per la banconota da 100 euro. O Currente”, cioè il treno elettrico che corre; “baitare”, verbo con cui si intende sorvegliare da vicino la zona e le vittime;” ‘o pantofolo”: il portafogli; ‘’o lavoro” invece indica il furto appena consumato, effettivamente nella distorta mente criminale è la loro attività lavorativa.

Non mancano termini per indicare le varie forze dell’ordine o addirittura termini che indicavano singoli poliziotti: “madama: Forze di Polizia; “a nera”: la squadra investigativa; “‘A nerissima” invece era la squadra investigativa Polfer di cui avevano appunto il fiato sul collo; “a Mulignana Vestuta -ovvero melanzana vestita, indicavano invece le Guardie Particolari Giurate; “o Perepeppè”, ovvero il suono di tromba che indicava i militari in servizio per l’Operazione Strade Sicure. O ancora per i singoli membri delle forze dell’ordine: “O mellone” per indicare l’agente in servizio calvo, “Savastano” per indicare il poliziotto che assomigliava al famoso personaggio della serie Tv, “Strimm”, invece indicava la storpiatura del cognome di un agente e “Uocchie stuort” che indicava un agente che era solito guardarli in maniera diffidente e severa.

Un sodalizio criminale che andava ben oltre l’attività di borseggio. Infatti l’organizzazione provvedeva a dividere il bottino anche con chi nel determinato giorno d’azione non poteva partecipare all’attività criminale perchè indisposto o in prigione. Una sorta di posto fisso. Organizzazione tanto scientifica da poter effettuare un capillare controllo del territorio che, oltre a segnalare la presenza delle forze dell’ordine, era anche attenta a individuare ed allontanare altri ladri che non dovevano far concorrenza alla banda.