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Alessandro Impagnatiello si sarebbe presentato, dopo aver ucciso la fidanzata Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi, nella sua abitazione a Senago, sotto casa dell’amante, a Milano, verso le due di domenica scorsa, insistendo per poter entrare, ma lei non l’avrebbe fatto salire. E’ quanto è emerso nelle indagini condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo e coordinate dal pm Alessia Menegazzo e dall’aggiunto Letizia Mannella.
In quel momento il corpo della 29enne sarebbe stato ancora in casa, anche se, come è stato riferito dagli inquirenti, lui aveva già provato a bruciarlo con alcol nella vasca da bagno. Il corpo della donna, dunque, sarebbe rimasto in casa per alcune ore (l’omicidio è avvenuto tra le 19 e le 20.30).
Impagnatiello la notte scorsa è “crollato ammettendo l’omicidio“, quando, oltre a delle tracce di sangue nell’auto, sono state trovate dai carabinieri anche tracce biologiche sulle scale del condominio vicino all’appartamento. Il secondo tentativo di bruciare il cadavere con della benzina l’uomo l’avrebbe portato avanti, senza riuscirci, in un box di sua proprietà non lontano da casa.
Inquirenti e investigatori hanno chiarito che Impagnatiello ha sì confessato l’omicidio, ma ha fornito nell’interrogatorio una versione su alcuni punti che è tutta da verificare, perché “qualcosa non torna“. Da qui le indagini anche su presunti complici. Tra l’altro, avrebbe detto che l’arma con cui ha ucciso, un coltello da cucina che era in casa, l’avrebbe inizialmente avuta in mano la donna per gesti autolesionisti.
Sulla base delle “stringhe di ricerca” sul suo computer, poi, ricerche effettuate poco prima delle 19 di sabato (le telecamere inquadrano Giulia verso le 19.05, quando torna a casa dopo l’incontro con l’altra donna), gli inquirenti hanno ipotizzato che l’uomo quella sera la stesse “aspettando a casa” per ucciderla. Da qui la premeditazione contestata.
Ricerche online che hanno consentito anche di “datare la morte e ricostruire le modalità studiate, pensate, organizzate dell’omicidio e dell’occultamento del corpo“. Riguardo al tentativo di entrare in casa dell’altra donna, quest’ultima, a quanto si è saputo, sarebbe riuscita a farlo desistere parlandogli dalla finestra. Lui, tra l’altro, nella prima versione dopo la denuncia di scomparsa aveva riferito che quella notte, invece, sarebbe stato in un luogo (ha fornito un indirizzo inesistente) a comprare marijuana da fumare. I pm inoltreranno a breve la richiesta di convalida del fermo e di custodia cautelare in carcere e il 30enne dovrebbe essere interrogato domani dal gip Angela Minerva.

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