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Napoli – Alta tensione al pronto soccorso dell’ospedale pediatrico di Napoli, la consigliera comunale Laura Bismuto denuncia l’odissea vissuta da un piccolo paziente psichiatrico: “Mi sono arrivate numerose segnalazioni per una vicenda che è si è verificata stamattina all’ospedale Santobono, una situazione gravissima che ha paralizzato un intero pronto soccorso. L’ennesimo episodio che ha visto coinvolti medici e infermieri nella gestione di un paziente di 12 anni con disturbi neuropsichiatrici estremamente agitato e difficile da trattare. Attualmente il neuropsichiatra al Santobono è reperibile, cioè non in sede. Questo nonostante la carta dei servizi del Santobono-Pausillipon preveda quattro posti letto per la neuropsichiatria infantile e con essi il personale dedicato. Ma quello che è successo stamattina ha dimostrato che di fatto nn è cosi”.

La consigliera Bismuto entra quindi nel merito del problema lanciando un duro attacco alla dirigenza e al personale medico dell’ospedale dell’Arenella: “Ad oggi, i nostri piccoli pazienti più fragili vengono ricoverati, in pronto soccorso e in altri reparti. Il medico accettante è obbligato a ricoverarli, anche perché non ci sono altre strutture attrezzate per accoglierli, ma il servizio offerto non è quello dovuto ed atteso. In questo modo peraltro non viene garantita nemmeno la dovuta tutela né al personale aziendale, ne’ soprattutto agli altri piccoli utenti che frequentano questo nosocomio. Mi chiedo perché? E soprattutto mi domando, i sindacati, i vertici aziendali, il primario del pronto soccorso, il capo dipartimento emergenze, ma soprattutto il manager di questa azienda dove sono? Che qualcuno faccia chiarezza. Il mio pensiero e il mio più sentito ringraziamento va al personale medico e paramedico che, nonostante l’elevato numero di accessi del pronto soccorso, ricordiamo che il Santobono è il primo d’Europa per numero di accessi, ogni giorno riesce, con dedizione e professionalità, a far fronte alle carenze strutturali, affrontando la trincea a cui i vertici politici e aziendali costringono loro e i cittadini napoletani”.