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Napoli – Roberto Baldassari, direttore generale di Lab2101: è suo l’ultimo sondaggio sulle amministrative di Napoli che sta facendo tanto discutere.
 
“La partita per Palazzo San Giacomo è aperta. Sono in corsa tutti e quattro i candidati: Manfredi, Maresca, Clemente e Bassolino”.
 
In quest’ordine?
 
“Per ora, sì”.
 
Per ora.
 
“Manfredi è saldamente in testa. Ma, per gli altri tre, io non giurerei che l’ordine di arrivo la sera del 4 ottobre sia questo che abbiamo rilevato oggi”.
 
Ribaltoni in vista.
 
“Non sono sicuro che dietro Manfredi, al secondo posto, per un eventuale ballottaggio, ci finisca Maresca”.
 
Lab2101 è l’unica casa demoscopica che dà Alessandra Clemente così alta: tra il 17,6 e il 21,6%.
 
“Rispetto alla nostra indagine di giugno ha anche perso 1 punto: la davamo  tra il 18,7% e il 22,7%. Ma lo scenario politico, nel frattempo, è cambiato. Il 27 giugno l’avevamo testata con la lista Dema. Ora con la lista Clemente”.
 
Alta, rispetto a quanto vedono gli altri istituti.
 
“Raccoglie il voto generazionale dei giovani e delle donne. Oltre a quello dovuto alla pandemia che fa trattenere il giudizio all’opinione pubblica: sentendosi minacciata da un nemico comune, si stringe attorno a chi già conosce. Oppure le fa dire: ‘Vabbè, c’è stato il virus: diamole un’altra possibilità”.
 
Variabile Clemente.
 
“Non la sottovaluterei. Nè lei nè Bassolino”.
 
Nelle ultime 7 settimane, quella dell’ex Governatore è stata la performance migliore: guadagna quasi 3 punti. A giugno lo davate tra il 6,9 e il 10,9%, ora tra il 9,8 e il 13,8%.
 
“E’ un animale da campagna elettorale. Non escudo che possa continuare la scalata: tempo ne ha. Mi ricorda Francesco Storace: al termine della sua campagna elettorale per il Lazio, calcolammo che aveva stretto 800 mila mani. Ripeto: ot-to-cen-to-mi-la!”.
 
Vecchia scuola.
 
“Che sicuramente va a pescare nel bacino elettorale di Manfredi”.
 
Che, alla vecchia scuola, contrappone un vecchio trucco: un esercito di liste.
 
“In effetti, come diceva Totò? E’ la somma che fa il totale”.
 
Quattordici liste.
 
“Sono tante, eh”.
 
Il voto disgiunto fino a quanto può arrivare?
 
“Dai 2 ai 3 punti massimo”.
 
Allora le liste saranno determinanti.
 
“Se la proporzione è 14 contro 1 o anche contro 5, certo”.
 
Quattordici liste per chiudere la partita al primo turno posson bastare.
 
“Aspettiamo la loro ufficialità, il 4 settembre, per cominciare a testarle. Senza, per ora, c’è ballottaggio”.
 
Per ora, avete misurato anche che i napoletani pronti ad andare a votare raggiungono il 62,9%. Rispetto alla vostra rilevazione di giugno un +2%. Nel 2016, al primo turno, furono il 54,11%.
 
“Con la pandemia, sia negli Usa che qui da noi, abbiamo registrato una grossa ripresa dell’affluenza. Per la gente, anche andare a votare ha significato riprendersi un pezzo della sua libertà”.
 
La percentuale di chi andrà a votare influirà sulle chances di Manfredi di vincere al primo turno?
 
“Direi di sì: con 14 liste, più gente va a votare meglio sarà per lui”.
 
Perchè?
 
“Perchè significa che quell’esercito di candidati ha fatto il suo lavoro: trascinare alle urne anche chi non lo avrebbe fatto di sua spontanea volontà”.
 
Ma che poi cambia idea.
 
“Come vogliamo dirla? Alla fine va a votare per un favore personale da rendere al candidato che gli è andato a bussare alla porta?”
 
Chi ha più liste rispetto a Bassolino e la Clemente è senza dubbio Catello Maresca.
 
“Maresca è un pò un caso, un pò come Michetti a Roma”.
 
Nel senso che?
 
“Non offre un valore aggiunto alla sua coalizione”.
 
Rispetto al 27 giugno, avete misurato che, come tasso di fiducia nell’elettorato napoletano, l’ex pm cresce di 1,9 punti. E arriva al 42,1%.
 
“Manfredi (col 52,2%) e Clemente (col 44,4%) fanno meglio in questa speciale classifica. Ma, in ogni caso: quando la fiducia si tramuta in intenzioni di voto, Maresca fa i conti con un elettorato smarrito”.
 
Addo sta Zazà?
 
“Eh, magari è quell’elettorato che se lo chiede riferendosi a Maresca: non si sente pienamente rappresentato. Tanto più che l’ex pm, sui giornali, davanti all’opinione pubblica, continua sostanzialmente a prendere le distanze dai partiti del centrodestra”.
 
Quantomeno ora non si definisce più “puramente civico”.
 
“Ma comunque coltiva un paradosso: “autonomo di centrodestra”.
 
 Non è avvertito credibile?
 
“Diciamo che avrebbe fatto meglio a dichiarare fin dal primo minuto da che parte sta, che è di centrodestra”.