- Pubblicità -
Tempo di lettura: 2 minuti

NAPOLI – Dice di non capire quale sia il problema. Non capisce l’accanimento. Catello Maresca, politico e magistrato al tempo stesso, dopo un giorno abbondante, prende parola sul suo caso. E lo fa dicendo che non è un caso. Mentre lo fa (anche) rilanciando la patata bollente delle ‘porte girevoli’ sui suoi colleghi che accettano cariche negli uffici ministeriali “salvo poi tornare all’opera come se nulla fosse o essere addirittura promossi”.

Insomma, lui che contemporaneamente è consigliere comunale a Napoli e magistrato in attività a Campobasso per decisione del Csm dell’altro giorno, lui che è diventato l’emblema di un nodo annoso – quello dei magistrati in politica – che la ministra Cartabia si è augurata di risolvere al più presto, la mette così: “Francamente, non comprendo questo accanimento nei miei confronti. Non sono disponibile a diventare il capro espiatorio di contese altre: non accetto che vengano compiute sul mio nome e sulla mia onorabilità personale e professionale”.

“Non esiste alcun caso Maresca – continua Maresca – perché ho rispettato la legge, come prima di me hanno fatto Gennaro Marasca, assessore nella giunta regionale di Bassolino; Nicola Marrone, sindaco di Portici; Nicola Graziano, consigliere ad Aversa e Mariano Brianda, consigliere a Sassari, solo per citare tra i più recenti, identici casi a me noti. Ma se ne potrebbero citare altri, quasi tutte esperienze legate ad un chiaro partito politico (il Pd o comunque in ambito centrosinistra, ndr) e mai da alcuno contestate. Per le quali giustamente non si è mai parlato di caso Marasca, caso Brianda o altro”. 

In ogni caso, la versione di Maresca di oggi prevede anche questo passaggio: “Nonostante questo accanimento personale che considero ingeneroso nei miei confronti, alla luce anche del marcato profilo civico da me tenuto nell’istituzione consiliare, ritengo, comunque, che, se questa può essere l’occasione, ben venga una riflessione sul ruolo dei magistrati prestati alla politica”.

“Che sia però – avverte Maresca – una riflessione seria e non ideologica e riguardi l’intero fenomeno etichettato da molti come “porte girevoli”: comprenda anche la posizione delle centinaia di colleghi chiamati da ministri di partito a rivestire cariche politiche nell’esecutivo e che poi rientrano tranquillamente in servizio, conservando, peraltro, la sede di provenienza quando addirittura non vengono subito dopo “promossi”. Non si può parlare di indipendenza della magistratura a senso unico o solo quando conviene ad una certa parte politica”.