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Napoli – In centinaia si sono ritrovati all’estero del liceo Gian Battista Vico dopo il suicidio di Vincenzo Auricchio, il 53enne professore di matematica coinvolto in una inchiesta per presunte relazioni sessuali con due studentesse. Una veglia di preghiera per un docente considerato “perbene e professionale”, vittima della “gogna mediatica” dopo la denuncia di una sua allieva. 

Saranno le indagini condotte dalla procura di Napoli a far luce sull’accaduto. Intanto sui social sono numerosi i commenti di sostegno per Auricchio che lascia la moglie e due figli. Tanti i messaggi e i ricordi di colleghi e studenti. Tra questi c’è la lettera di una sua ex allieva agli inizi della sua carriera da docente, poi diventata negli anni professoressa.

Quando un prof muore suicida a 53 anni con un bimbo piccolo, agli arresti domiciliari e con la peggiore delle accuse a suo carico si scatena la gogna mediatica, questo è certo. E tutti si fanno una propria idea fanno le ipotesi, immaginano… Beh per non farvi parlare senza cognizione di causa, ci provo a raccontarvelo io Vincenzo Auricchio.

Aveva poco più di 10 anni più di noi quando arrivò in classe nostra in quarta liceo scientifico.
Aveva 28 anni, sapevamo, presumibilmente un primo incarico. Noi eravamo 36 adolescenti di una scuola privata, ripeto trentasei per chi insegna capisce che non è numero da sottovalutarsi.
Ne avevamo cambiati già 3 di prof di matematica, tutti fuggiti… Oggi siamo 36 adulti, professionisti, genitori ed apprezzabili persone, allora e (lo dico da docente) , eravamo seriamente stronzi. Arriva lui 28enne con un cognome in cui già era insito lo sfotto di base: era bassino, già io coi tacchi ero più alta, scuro di capelli e riccio, aveva la barba lunghetta e nessuna giacca come gli altri prof. Si professava ateo, in una scuola cattolica di Barnabiti, immaginate voi…

Sta cosa dell’ateo confesso già mi era simpatica, ma non avemmo alcuna pietà, non ne avevamo per nessuno con l’incoscienza spietata di allora… era un anno che non facevamo matematica, tante ore libere non le avremmo barattate con nulla… A saperlo a 17 anni che il liceo ti sarebbe servito per la vita, che lo studio ti serve alla vita… Ma che ne sai, non lo sai forse solo Filippo lo sapeva…

E comunque le mettemmo in atto tutte le strategie per farlo fuggire, ma lui no. Forse pure lui come i suoi predecessori, e lo dico ora da docente, era lì in una scuola privata per racimolare punteggio, forse non ne aveva a sufficienza per la statale, forse lo stipendio non era così basso, forse, forse… Veri o no i miei “forse”, lui ci prese come sfida e sprezzante dei nostri comportamenti la vinse proprio e ci raddrizzo’. Ci trattò da adulti ci rese responsabili, ci insegnò il rispetto che gli era dovuto, lo dico ora da docente.

Con me fu fratello maggiore… Se ci penso quanto ero incasinata e tormentata senza motivi veri in quel periodo, ma lui mi ascoltava senza giudicare, mai.

Un giorno ero interrogata in fisica, avevo studiato era una materia che ancora oggi amo.
Fermo’ la mia esposizione e disse: – tu saresti un’ottima insegnante per come spieghi le cose, ti capirebbe anche un bambino.
Io lo guardai come se a un cinquenne parli di politica estera. Sorrisi, perché era lui e continuai a spiegare l’argomento. Ma la cosa mi colpi’ tanto che la ricordo anche adesso.
È stato l’unico che me l’abbia predetto, uno dei pochi che ha immaginato in una 17enne che cambiava colore di capelli ogni settimana, col piercing al naso (che allora era raro) coi vestiti di Resina nella scuola dei vips (su raga” lo eravate quasi tutti), qualcosa di buono, anzi di più un futuro bello, che oggi è il mio presente.

Per cui prof si inventassero quello che vogliono, e dicessero quello che gli pare, chi ha avuto la fortuna di essere tuo alunno sa chi eri… la rabbia è che non potremo dire ciò che saresti diventato quando tutta quella passione che ci mettevi nell’insegnamento (che sa essere mestiere bellissimo e bruttissimo insieme), si sarebbe fusa con la saggezza.

Un abbraccio forte al tuo bimbo in primis, ai tuoi cari, e a tutti i tuoi alunni, specie quelli che non avranno la fortuna di incontrarti! Che la terra ti sia lieve”. 

Lettera di Valeria Famà (una tua alunna, una tua collega come avevi predetto e redattrice di Professionisti Scuola Network)