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Da killer a boss e poi pentito. A maggio la clamorosa decisione di Michele Puzio di passare dalla parte dello Stato e questa mattina carabinieri del Ros di Napoli, del nucleo investigativo di Castello di Cisterna e agenti della Squadra Mobile di Napoli hanno eseguito due ordinanze di custodia cautelare in carcere chiesta dalla Dda di Napoli sulla scorta delle sue accuse per esponenti del potente clan Moccia di Afragola (Napoli). Una prima ordinanza costituisce lo sviluppo di quella eseguita nel settembre dello scorso anno nei confronti di Michele Puzio, il boss pentito, per l’omicidio di Immacolata Capone avvenuto a Sant’Antimo il 17 marzo 2004.

La vittima, all’epoca, svolgeva l’attività di imprenditrice nel campo del movimento terra nei comuni di Casoria ed Afragola. Puzio ha confessato la sua partecipazione al delitto, anche ammettendo di avere indossato il cappellino rinvenuto sul luogo del delitto e sul quale erano state rinvenute tracce del suo Dna. Ha anche ammesso di aver confezionato un falso alibi inducendo la formazione di un verbale di contravvenzione per violazione al Codice della Strada che lo collocava per il giorno e l’ora dell’omicidio in un luogo diverso dalla scena del crimine.

Per questo delitto sono stati arrestati Filippo Iazzetta, Francesco Favella, Giuseppe Angelino. I Moccia volevano punire la donna, perché ritenuta mandante dell’omicidio del marito Giorgio Salierno, a sua volta fiduciario dei vertici dell’organizzazione. Altra vicenda omicidiaria ricostruita è quello ai danni di Mario Pezzella, fratello di Francesco ras dei comuni di Cardito e Frattamaggiore avvenuto il 17 gennaio del 2015 a Cardito. Per questo omicidio già sono state pronunciate negli anni scorsi sentenze di condanna definitive nei confronti di soggetti appartenenti al clan Moccia, ovvero al federato clan La Montagna di Caivano, nelle persone dello stesso Giuseppe Angelino, Andrea Petillo, Domenico La Montagna. In virtù delle dichiarazioni rese dal Puzio, a suo tempo processato e assolto per quell’omicidio, è stata ulteriormente approfondita la ricostruzione della fase decisionale che ha portato all’omicidio, e sono emersi gravi indizi di colpevolezza a carico di Iazzetta, quale mandante del delitto e in particolare quale soggetto che aveva dato l’autorizzazione per conto del clan Moccia per l’esecuzione dello stesso.

La seconda ordinanza di custodia cautelare scaturisce dai fatti connessi all’omicidio ai danni di Aniello Ambrosio avvenuto il 21 febbraio 2014 a Grumo Nevano il cui cadavere fu trovato carbonizzato in un’auto e dopo che due giorni prima erano stati rinvenuti in circostanze simili i cadaveri di Vincenzo Montino e Ciro Scarpa. Il mandante è Francesco Pezzella e Nicola Luongo quale esecutore. Il movente da ricercare nella vendetta nei confronti di Ambrosio ritenuto un compartecipe dell’omicidio del fratello Mario e concretizzatasi nelle modalità particolarmente cruente della esecuzione dell’omicidio.