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Napoli – Nel giorno in cui Marco Cappato, il portavoce dell’associazione Luca Coscioni, fa sapere che in Italia sono state raccolte 250mila firme per il referendum sull’eutanasia (“chi è a metà dell’opera è a metà dell’opera”), a Napoli, i due maggiori competitor nella corsa a sindaco, Gaetano Manfredi e Catello Maresca, fanno sapere entrambi di non avere intenzione di aderire all’iniziativa referendaria.

Eppure, in Campania, sono oltre 20mila le firme raccolte dai Radicali e dall’associazione Coscioni per far sì che siano gli italiani a potersi esprimere sul fine vita. 

“Un’occasione persa da parte di entrambi – accusa Rosy Criscuolo, del consiglio nazionale dell’associazione – chiudono la porta ai diritti civili per paura e miopi calcoli elettorali. Ma la maggioranza degli italiani è molto più avanti e molto meno bigotta di loro: vuole il diritto quantomeno di esprimersi su questo tema. E dire che Maresca si propone come candidato ‘civico’. Salvo, poi, in tema di diritti civili, rimanere imprigionato nella vecchia logica dei partiti conservatori a caccia dei voti che credono cattolici, ma che cattolici non sono visto che la stessa Chiesa, prova ne sia il dialogo di suor Anna Monia Alfieri con Cappato, cerca di avere una visione più aperta anche su questo tema. Un peccato. Soprattutto se lui e Manfredi avessero visto quanti ragazzi hanno spinto i loro genitori a firmare. Al contrario – conclude la Criscuolo – voglio ringraziare gli altri due candidati sindaci, Alessandra Clemente e Antonio Bassolino, che sostengono la nostra iniziativa referendaria. Bassolino e Annamaria Carloni, tra l’altro, sono entrambi iscritti alla nostra associazione”.

Il candidato del centrosinistra, l’ex rettore della Federico II Gaetano Manfredi, finora, non ha mostrato interesse nemmeno per i referendum che mirano a riformare la giustizia.

Maresca, al contrario, ha sottoscritto 2 dei 6 quesiti presso il gazebo della Lega l’altro lunedì, quando a Napoli è arrivato Matteo Salvini. “Ho firmato per i quesiti referendari sulla separazione delle carriere e la riforma del Csm”, spiega l’ex pm della Dda, paradossalmente per mesi al centro delle polemiche e del giudizio dello stesso Csm in quanto lo si accusava di essere candidato de facto in vista delle elezioni comunali e quantomeno promotore di iniziative politiche elettorali senza aver lasciato la carica di Sostituto Procuratore generale di Napoli.

“Separazione delle carriere e riforma del Csm mi sembrano – argomenta in ogni caso ora Maresca – le esigenze più impellenti in questo momento in cui la magistratura vive un periodo particolarmente complicato. Il caso Palamara rappresenta ormai solo la punta dell’iceberg di una situazione che va affrontata in maniera decisa. La riforma interviene poi nella misura in cui l’Ue ci chiede di intervenire per velocizzare i processi e rendere più efficace la giustizia”.

I quesiti su cui Maresca, invece, ha deciso di soprassedere sono quelli che spingono per la responsabilità diretta dei magistrati, la loro equa valutazione, i limiti della custodia cautelare e l’abolizione del decreto Severino.

Su questi, bisognerà verificare come si atteggerà anche Antonio Bassolino: il 14 giugno scorso, a Roberta Jannuzzi di Radio Radicale, aveva spiegato che era giusto dare il tempo dovuto alla ministra Cartabia per formulare la sua proposta di riforma della giustizia. Ma che sarebbe stato pronto a sollecitarla anche coi referendum.