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Napoli – Un tempio che custodisce i lavori, le opere della comunità dei più grandi artisti internazionali contemporanei, il Museo Madre di Napoli è diventato nel pomeriggio di oggi, venerdì 19 febbraio, il luogo più naturale per ritualizzare l’incontro straordinario, in questi tempi in cui il covid continua a modificare il calendario e le regole della scuola, tra giovani studenti in formazione del Liceo “Antonio Genovesi” del centro storico di Napoli, le piccole studentesse dell’I.C. Porchiano Bordiga di Ponticelli e atelieriste del laboratorio di Arti Visive di Maestri di Strada, i docenti delle scuole, gli educatori di Maestri di Strada e della cooperativa Dedalus, i giovani stranieri di origine pakistana e indiana che frequentano il CPIA Napoli 2 e che per la prima volta, grazie a questa iniziativa, possono esercitare l’uso della lingua insieme ai loro coetanei italiani. Una piccola comunità alla scoperta di uno degli scrigni d’arte più preziosi della città.

«Un desiderio e una necessità condivisa quella di rendere sempre meno pesante e frustrante la vita scolastica e di relazione dei giovani, ridisegnando il loro rapporto con la scuola, i docenti, le istituzioni, i luoghi, mantenendo sempre e comunque il necessario distanziamento fisico e tutte le norme di sicurezza, che si traduce nelle “Passeggiate di Comunità”», spiega Silvia Mastrorillo, coordinatrice del progetto Comuni-Care – “Scuola di Comunità”, finanziato dalla Regione Campania, che ha come obiettivo ambizioso la costruzione di legami tra centro e periferia della città, tra generazioni e culture. In particolare nell’ambito del PTCO, ex Alternanza scuola lavoro, giovani studenti del Liceo “Antonio Genovesi” hanno preso parte a un percorso formativo come peer educator, preparandosi all’incontro con i bambini della scuola primaria dell’IC Porchiano Bordiga e con loro coetanei di origine straniera, inseriti in percorsi di alfabetizzazione e insegnamento della lingua italiana presso il CPIA Napoli 2 e grazie al supporto degli operatori della Cooperativa sociale Dedalus. 

Nelle giornate precedenti l’incontro gli studenti del Liceo Genovesi si sono preparati a essere guida per i bambini e giovani di origine straniera, che per la prima volta avrebbero esplorato il centro città. I giovani hanno quindi studiato le opere proponendone una loro risignificazione e le hanno raccolte in un Portfolio Digitale; hanno inoltre ideato dei giochi di conoscenza per accogliere i gruppi che si sono incontrati per la prima volta e hanno realizzato un taccuino, donato poi ai bambini e ai giovani di origine straniera per appuntare simboli e curiosità durante l’esplorazione. Questo lavoro di preparazione e progettazione è stato svolto in DAD in collaborazione con i docenti della scuola.

«Fondamentale è stato il supporto di quegli insegnanti che hanno ritenuto indispensabile creare delle opportunità di incontro tra tutti gli studenti, non ritenendo questa iniziativa accessoria rispetto all’attività didattica tradizionale, ma parte integrate del percorso formativo delle giovani persone che a maggior ragione in questo momento necessitano di riappropriarsi di spazi di condivisione e socializzazione, per contrastare sentimenti depressivi e di isolamento», continua Silvia Mastrorillo. È stato quindi possibile costruire un percorso di didattica integrata tra DAD e attività in presenza, tra scuola e territorio, una didattica itinerante il cui file rouge è l’arte, quella dei musei a cielo aperto come i Quartieri Spagnoli dove è stato svolta la prima passeggiata, e quella ospitata nei palazzi della cultura che si fanno scuola, aule spaziose e belle dove fare scuola di comunità anche in un momento in cui proprio il mondo della cultura ha subito un grande arresto.

«Ci ha accolti il meraviglioso e coloratissimo atrio realizzato dall’artista francese Daniel Buren – autore anche della fontana “Cercle d’Eau” a via Argine a Ponticelli e che è intervenuto anche sul palazzo ex Arin, ora ABC – che ha affascinato bambini e giovani con le sue forme, il suo calore. Ci siamo sentiti parte dell’opera, i bambini hanno immaginato altri colori, altre forme che sperimenteremo insieme nei prossimi appuntamenti del laboratorio di Arti Visive», racconta Maria Rosaria Ferraioli, arteducatrice di Maestri di Strada.  

E poi la mostra “Mendini: piccole fantasie quotidiane”. Alessandro Mendini, una delle figure più importanti del design e dell’architettura che amò tantissimo Napoli e che ha restituito alla città e ai suoi abitanti il senso del tempo che si ferma, che riposa nel progetto della villa Comunale, e quello del viaggio, del movimento con le sue stazioni delle metropolitane adibite a parchi per bambini pieni di simboli che pescano nei dizionari stilistici di tanti artisti diversi e che creano un unico grande linguaggio: lo stile Mendini.

Con la sapiente guida della curatrice della mostra, Arianna Rosica, è stata per tutti un’occasione imperdibile per avvicinarsi al linguaggio del design: per le piccole atelieriste del laboratorio di arti visive di Maestri di Strada che stanno sperimentando la serigrafia, per i più “grandi” che si sono immersi in una varietà di dimensioni di bellezza, forme, colori che diventano strumenti di scoperta di sé, del proprio gusto, creatività e attrezzi arteducativi potentissimi.

Prossimo appuntamento, tra due settimane, con il “museo di strada”, alla scoperta delle opere murarie disseminate tra i vicoletti dell’antico quartiere Sanità.

Il Progetto Comuni-Care – “Scuola di Comunità” è un progetto di Maestri di Strada onlus, in rete con Coop Dedalus, Associazione Terra di Confine, Associazione Trerrote, Associazione S.V.T, I.C. Porchiano Bordiga, CPIA di Napoli Città 2, Liceo Statale “Antonio Genovesi”, I.C. Toti Borsi Giurleo, finanziato dalla Regione Campania.