- Pubblicità -
Tempo di lettura: 4 minuti

Napoli- Alla fine di tutta questa storia, di queste trattative, di questi tavoli, di queste riunioni Zoom, di questi documenti alla Stazione Marittima che prima contengono il nome di un candidato sindaco (leggi Gaetano Manfredi) e poi no, qualcuno dovrà prendersi la briga di elencare tutte le frasi fatte che precedono l’individuazione di un candidato sindaco a Napoli da parte di una coalizione politica. 

Una di queste sarà: “Napoli non è una succursale di Roma”: il candidato sindaco di Napoli lo sceglie Napoli.

E’ così? Ad oggi nè il centrodestra nè il centrosinistra può dirlo con cognizione di causa.

Partiamo dal caso più semplice, almeno a prima vista: il centrodestra. Da queste parti, il candidato sindaco di Napoli, sebbene non sia stato ufficializzato, è Catello Maresca. Una nomination napoletana. Ma su cui Roma potrebbe dire ancora la sua: Giorgia Meloni, la leader di Fratelli d’Italia, è in rotta con Salvini. Ha già messo il veto sulla candidatura di Albertini a Milano e potrebbe creare non pochi grattacapi anche nel capoluogo partenopeo. Già l’ha fatto, del resto, puntando i piedi sulla questione dei simboli. E potrebbe continuare a farlo. Anche se, a ben vedere, il suo è il partito più vicino a Maresca. E un domani, chissà, potrebbe scapparci anche una candidatura in Parlamento. Intanto, se non si invoca, almeno si richiama il tavolo nazionale Fi-Lega-Fdi.

Caso centrosinistra. Qui si vivono ore febbrili. Ma proclamare che “la scelta sul candidato sindaco si compie a Napoli e non secondo logiche di palazzi romani”, come ieri hanno scritto il Pd di confessione deluchiana, Italia Viva e gli altri riformisti rasenta il paradosso, se si seguono i fatti.

E i fatti vogliono che Napoli indissolubilmente faccia parte di uno scacchiere nazionale.

Lo conferma anche l’ultima notizia che arriva, guarda caso, da Roma. Francesco Boccia, responsabile enti locali della segreteria nazionale del Pd, ha dichiarato: “Il Pd nazionale segue con grande attenzione tutto con la convinzione che Pd e Movimento 5 Stelle, a Napoli, saranno uniti sin dal primo turno in quanto condividono la necessità di costruire prospettive di una politica comune per la città. Marco Sarracino ha il totale sostegno della segreteria nazionale”.

A settembre-ottobre, quando si andrà a votare per le amministrative, i risultati di Torino, Milano, Roma, Napoli, Bologna non potranno non essere un crocevia determinante di carattere politico.

Tant’è che c’è chi ha ammesso già di giocarsi una bella fetta della sua carriera. Vedi Enrico Letta, il segretario del Pd, che ha fissato la conquista del Comune di Roma come la sua partita della vita.

E da questa partita, quindi, dipende quella napoletana. Il resto sono chiacchiere. Lo sa bene Marco Sarracino, il segretario del Pd Napoli, in queste ore sotto il fuoco incrociato di chi vorrebbe nel capoluogo partenopeo una accelerazione sulla nomination del candidato (che sarà Gaetano Manfredi, al netto di un ritorno clamoroso di Roberto Fico).

Perchè Sarracino è costretto a temporeggiare (sotto la protezione della segreteria Letta)? Perchè nella Capitale, il Movimento 5 Stelle dichiara che sosterrà la Raggi (ancora Di Maio oggi l’ha confermato). E perchè è in ballo la candidatura di Nicola Zingaretti.

Solo se si sbloccasse, le caselle comincerebbero ad andare al proprio posto. E Napoli potrebbe avere il via libera. Magari con le famose ‘consultazioni’ che gli alleati di Sarracino tanto attendono per dire sì a Manfredi o Fico, sostanzialmente. 

Il tutto, tenendo conto di ulteriori due dati di carattere romano, in ogni caso: Manfredi ha il placet di Conte e Letta (oltre che in Campania di De Luca). Fico a Roma è legato ad un incarico istituzionale, la presidenza della Camera, che, per come stanno andando le cose nell’ambito del Governo di unità nazionale e con il semestre bianco alle porte, sarebbe un azzardo lasciare anzitempo. 

Ecco. Tutto quanto per dire come, alla fine di tutta questa storia, la corsa per la successione a De Magistris dovrebbe (il condizionale rimane d’obbligo, per carità) essere caratterizzata dalla sfida Gaetano Manfredi – Catello Maresca. Il resto è la politica, bellezza. Anche con le sue frasi fatte. E nè i napoletani nè i romani possono farci nulla.