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E’ stato il marito di Stefania Russolillo – la 47enne accusata di essere l’assassina di Rosa Gigante, 72 anni, madre del noto salumiere-tiktoker Donato De Caprio, trovata senza vita nella sua casa nel quartiere Pianura di Napoli – a informare la Polizia che il crimine consumato nell’abitazione di via vicinale Sant’Aniello era riconducibile alla moglie. Lo ha reso noto il primo dirigente della Squadra Mobile di Napoli, Alfredo Fabbrocini, in una conferenza stampa in Questura che si è appena conclusa. “Il fatto è avvenuto alle 12 di ieri, – ha detto Fabbrocini – il corpo della signora è stato trovato supino con segni di violenza e parzialmente bruciato, con un cavo all’altezza del collo. Al momento non sono note le causa del decesso. Dobbiamo aspettare l’autopsia.

Per quanto riguarda l’indagata ha fatto parziali ammissioni sull’accaduto, l’individuazione delle sue responsabilità sono giunte grazie alle testimonianze di altre persone presenti nel palazzo”. “Le bruciature – ha aggiunto il dirigente della Squadra Mobile rispondendo alle domande dei giornalisti – sono state causate da un liquido infiammabile, nel corso di un tentativo di darle fuoco”. L’indagata, ha detto ancora Fabbrocini, “risulta essere in cura presso un centro di igiene mentale”. In merito al presunto movente la Squadra Mobile conferma che c’era stato un rimprovero che sarebbe stato mosso da Rosa Gigante a Stefania Russolillo che l’accusava di prendere la sua posta. “Abbiamo ragionevoli sospetti – ha concluso Fabbrocini – che a uccidere sia stata l’indagata”. 

Aggiornamento 

Potrebbe non avere agito da sola, Stefania Russolillo, la 47enne accusata di essere l’assassina di Rosa Gigante, 72 anni, madre del noto salumiere-tiktoker napoletano Donato De Caprio. A sollevare il dubbio è l’avvocato Hilarry Sedu, legale della famiglia della vittima, che spiega: “non escludiamo che la donna sia salita a casa della vittima per compiere un furto, pensando che la povera Rosa custodisse i frutti del successo del figlio”. Il professionista riferisce anche informazioni acquisite da un testimone che avrebbe sentito il figlio minorenne dell’indagata fare riferimento a un’altra persona che avrebbe utilizzato il liquido infiammabile usato per tentare di fuoco al corpo della 72enne. Per Sedu, quindi, “ci sono tanti punti da chiarire e tanti interrogativi che attendono una risposta. I figli sono tutti sotto choc e chiedono giustizia, vogliono sapere la verità sull’accaduto”, conclude l’avvocato, che annuncia di voler nominare un consulente di parte per l’autopsia.