- Pubblicità -
Tempo di lettura: 3 minuti

Napoli – La vicenda di Ugo Russo, il 15enne napoletano ucciso da un carabiniere durante un tentativo di rapina nella notte tra il 29 febbraio e il 1 marzo 2020, arriva anche a Roma. Nella Capitale, infatti, è partita una mobilitazione in difesa del giovane con manifesti di sostegno comparsi sui muri nei pressi della stazione di Roma Termini, e soprattutto si sono mobilitati diversi quartieri popolari stimolati dai gruppi dei centri sociali romani per fare luce su una vicenda che, a distanza di un anno, non è stata ancora chiarita del tutto. 

La foto di uno dei manifesti è stata pubblicata sulla pagina Facebook del comitato di quartiere “Quarticciolo Ribelle”, che scrive: “Verità e giustizia per Ugo Russo, a Roma un murales in ogni quartiere.

In un paese – prosegue il post – in cui ricordare un ragazzo giustiziato a 15 anni è definito “un inno alla malavita” tocca ai quartieri popolari sostenere la lotta per la verità di papà Vincenzo e mamma Sara.
Sono settimane che leggiamo polemiche sul murales in ricordo di Ugo Russo sui quotidiani di Napoli (fuori dalla Campania l’assassinio di un ragazzo dei quartieri spagnoli non è neanche una notizia). La cosa che fa più male in questa storia è che dopo un anno sono sempre gli amici e i parenti di Ugo a doversi giustificare, a dover dimostrare di non essere collusi, a dover dare spiegazioni. Come se fossero loro ad aver ucciso un ragazzo di 15 anni sparandogli alle spalle mentre stava scappando.
Non si capisce perché se hanno dalla loro parte la ragione non rendono pubblici i risultati dell’autopsia, perché dopo un anno non c’è ancora una risposta su quell’esecuzione, su quel colpo alla nuca. Perché la legalità è messa a rischio da un murales e invece è in ottima salute quando gli omicidi delle forze dell’ordine necessitano, nel “migliore” dei casi, dieci anni di processi per essere riconosciuti come tali?
Finitela con le polemiche su come una comunità in lutto ricorda un ragazzo morto troppo presto e tirate fuori la verità. Che farete giustizia facciamo fatica a crederlo.
Ci ha colpito sentire il papà di Ugo, Vincenzo Russo alla conferenza stampa di mercoledì scorso dire “vedo che più siamo schiacciati e più ci vogliono schiacciare”. La fermezza con cui racconta una realtà così tragica in cui non gli è concesso neanche di sapere come è andata quella maledetta notte di un anno fa è per tutti noi esempio di dignità infinita, portategli rispetto.
La nostra lingua non prevede una parola per definire un padre e una madre che hanno perso un figlio. Il contrario si dice orfano, vedovo è chi sopravvive alla moglie, ma del dolore della morte di un figlio non esiste traduzione verbale. È un fatto troppo enorme per essere compreso in un lemma. Per questo abbiamo scelto la concretezza di un gesto per far sentire la nostra presenza. Al Quarticciolo, a Casal de Pazzi, a Centocelle, a Villa gordiani, a Trionfale, alla Maranella, a San Lorenzo abbiamo affisso una copia del murales di montecalvario.
Saranno li finché Vincenzo e Sara non avranno avuto giustizia.
Se volete, venite a cancellarli tutti”.
 

Leggi anche: Napoli, il padre di Ugo Russo: “Vi spiego perché il murale di mio figlio non va rimosso”