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Napoli – Polemiche sul film di Francesco Lettieri che racconta il mondo del tifo organizzato attraverso una storia immaginaria ma verosimile ambientata a Napoli. L’idea di fare un cortometraggio sugli Ultras non è piaciuta ai tifosi del Napoli, e sia la Curva B che la Curva A hanno tappezzato la città di striscioni critici contro il documentario.

Come scrive, l’avvocato napoletano, Emilio Coppola sul proprio profilo Facebook “il film inizia con un napoletano ucciso a Roma e degli amici intorno al corpo esanime. Il malcapitato si chiama Sasy, chiamarlo Ciro sarebbe stato troppo e la vendetta avviene guarda caso il 3 maggio. Il malcapitato si chiama Sasy, chiamarlo Ciro sarebbe stato troppo e la vendetta avviene guarda caso il 3 maggio. Agli Apache I viola bruciano addirittura uno striscione. La scena più surreale è la trasferta a Roma per vendicare la morte di Sasy nei furgoni della mozzarella, ho temuto ad un certo punto uscisse qualcuno vestito da pulcinella. Ed un finale scontato col capo diffidato che anziché firmare muore in un conflitto a fuoco all’esterno dell’Olimpico. È un offesa a Ciro Esposito e alla famiglia, ai ragazzi che pagano prezzi altissimi per la propria fede e alla nostra città rappresentata come terra di nessuno”.

Sul tema arrivano le dichiarazioni di Antonella Leardi, la madre di Ciro Esposito, che commenta così il film di Lettieri: “Ancora una volta dopo il danno la beffa, pensai quando seppi dell’uscita del film Ultras di Francesco Lettieri. Poi l’altro giorno leggo uno striscione per strada che recita “Ultras: Pronti a speculare, con un film grottesco e surreale – Liberi di tifare”, chiedo informazioni a mio figlio Pasquale che frequenta lo stadio ed è così che decido di manifestare il mio dissenso ai contenuti del film. Non posso che condividere le parole espresse dall’avvocato degli Ultras Emilio Coppola: questo film è una pugnalata al cuore ed una offesa nei confronti non solo della mia famiglia ma anche e sopratutto della memoria di Ciro, mio figlio, ma anche per il mondo ultrà che ho conosciuto.. L’associazione che ho fondato con mio marito ed i miei figli ha una precisa mission: onorare la vita, la memoria ed il sacrificio di mio figlio”.

“Voglio ricordare – continua la Leardi sulla pagina dell’Associazione Ciro Vive a tutti che mi sono sempre spesa per la pace e la diffusione di un messaggio di speranza e non violenza. Altresì, credo e difendo la libertà d’espressione e le licenze poetiche di ogni artista, ma in questo film si è superato il limite. I riferimenti alla storia di mio figlio sono così espliciti, che non posso tacere. La narrazione, anche solo del trailer, e’ davvero offensiva per mio figlio. Ciro non è mai appartenuto a quel mondo che viene descritto nel film. Ma sopratutto non mi identifico ne io e ne la mia famiglia nei sentimenti e nei messaggi che vengono in questo film promossi. Mio figlio e’ morto per un deliberato atto di violenza. E dal momento della sua morte, tutta la mia famiglia, si e’ prodigata per diffondere un messaggio di non violenza che abbiamo condiviso nelle TV, negli eventi, negli stadi e nelle scuole. Questo voglio sia chiaro e, nel film, non emerge nessuno di questi messaggi. Per questo l’esplicito riferimento a mio figlio e la sua vicenda non è opportuno.

“Inoltre lo stesso vale per gli ultras (significato: Tifoso fanatico di una squadra di calcio: negli stadi le curve sono occupate dagli ultras) un mondo che ho conosciuto e apprezzato.
Posso dare anche una mia testimonianza: nei giorni successivi al ferimento di mio figlio, gli ultras avrebbero potuto scatenare una spirale di odio che invece non si è mai verificata. Ho avuto con loro dei contatti diretti in quel tempo e mi hanno sempre rispettata, seguendo le mie indicazioni. Ciro era un ragazzo che ha vissuto una sua esperienza di fede, soprattutto nei giorni d’agonia prima della sua morte. Ha pregato per la sua anima, e si è avvicinato a Dio. Questa per me è stata la più grande conquista. Al funerale di mio figlio abbiamo dato una testimonianza di fede. Altro che violenza e vendetta … Ora tutto quello che viene descritto e rappresentato nel film, non corrisponde alla realtà di ciò che sono e di ciò che ho vissuto con la mia famiglia insieme agli ultras. Sono delusa e amareggiata, ed anche stanca, ma non smetterò mai di trovare la forza per difendere la memoria di Ciro ed onorare la missione che sento di portare per diffondere un messaggio di amore e speranza”.