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Napoli – Da quando nel 2013 gli hanno assassinato il figlio, Anna De Luca Bossa, ha provato in ogni modo a vendicarsi. In ogni modo. E così ha dato l’assenso a che fosse ucciso Raffaele Cepparulo, il boss che si era avvicinato al clan De Micco e per i De Micco lavorava. I “Bodò” sono i responsabili di quel delitto e Anna ha provato anche ad incastrarli pentendosi. Ma il suo fu un pentimento “lampo”, durato pochissime settimane. È dal 1989 (con la strage del bar “Sayonara” a Ponticelli) che i De Luca Bossa sono considerati una famiglia di mala che conta. Il capostipite, Umberto, ex cutoliano di ferro passato poi con i Sarno del rione De Gasperi, fu arrestato per quella strage ed ha passato ben 18 anni dietro le sbarre prima di essere scarcerato nel 2008 per gravi motivi di salute. Proprio nel 2008, infatti, morì per cause naturali. Il figlio maggiore Antonio, meglio noto come “’o sicco”, che sta scontando l’ergastolo, ha seguito le sue orme diventando, a soli 17 anni, uno spietatissimo killer. Venne arrestato, e poi rilasciato, proprio dopo la strage del bar “Sayonara” ma di omicidi sul groppone ne ha tanti, commessi anche fuori quartiere (il ras Salvatore Cuccaro a Barra e i boss Altamura a San Giovanni a Teduccio). Nel 1998 fu l’organizzatore dell’autobomba in cui venne ucciso Luigi Amitano, nipote dei Sarno, con cui “’o sicco sancì la scissione dalla cosca madre “mettendosi in proprio”. Anna De Luca Bossa, la 39enne ferita ieri notte, è la secondogenita di Umberto e Teresa De Luca, la “lady camorra”, che è stata prima donna ad essere sottoposto al 41bis (ne scriviamo nell’articolo di piede). È sposata con il ras Ciro Minichini “Cirillino”, anch’egli in carcere, condannato all’ergastolo per l’omicidio Tarantino.