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I carabinieri di Giugliano in Campania e di Caivano hanno arrestato, nel Napoletano, undici persone e notificato un divieto di dimora ad altre due, tutte ritenute, a vario titolo, indiziate di associazione di tipo mafioso, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, estorsioni e tentate estorsioni, detenzione e porto di armi, detenzione a fine di spaccio di droga, delitti aggravati dal metodo mafioso.
Dalle indagini, coordinate dalla DDA di Napoli, è emersa l’operatività di una organizzazione malavitosa, operante a nord del capoluogo partenopea, in particolare sui territori di Frattamaggiore, Frattaminore e zone limitrofe che, agendo in contrapposizione armata con altri gruppi criminali per imporre la propria egemonia, avrebbe posto in essere una lunga serie di attività illecite, agendo anche in danno di imprenditori e commercianti dai quali avrebbe preteso il pagamento di somme di denaro per consentire loro il prosieguo dell’attività lavorativa.

Documentano anche una estorsione da 20mila euro su un appalto da quasi tre milioni di euro (2.849.218 euro) per realizzare un parco urbano artistico nell’ospedale Cardarelli di Napoli, i carabinieri di Giugliano in Campania e Caivano, che oggi, nell’ambito di un’ indagine coordinata dalla DDA di Napoli, hanno notificato nel Napoletano 13 misure cautelari (11 in carcere e 2 divieti di dimora in Campania).
Sull’affare, secondo quanto emerso, convergono gli interessi di diverse organizzazioni camorristiche: il clan Caiazzo-Cimmino del quartiere Vomero di Napoli e Sautto-Ciccarelli, di Caivano.
Si registrano inoltre le interlocuzioni tra i vari referenti delle famiglia malavitose, tra cui anche quello dei Moccia, e un dipendente di una nota ditta di servizi che opera anche nel più grande ospedale del Sud.
La prima tranche, 10mila euro, sarebbe stata suddivisa al 50% tra il clan Caiazzo-Cimmino e altre 8 persone). Venne versata dalla società nel corso di un incontro tenuto il 21 settembre 2017 nell’abitazione di uno degli indagati, dove furono convocati i rappresentanti della ditta che si era aggiudicata l’appalto, sottoposti a gravi minacce.

Puniti per essersi opposti al “sistema”, così viene anche definita la camorra, e, più in generale, al degrado del territorio dell’hinterland a nord di Napoli: si inquadrano nello scontro armato tra la famiglie malavitose gli atti intimidatori ai danni del comandante della polizia locale di Arzano, Biagio Chiariello (a cui venne fatto trovare un manifesto funebre con il suo nome fatto all’ingresso del comando) e a don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde di Caivano a cui, a scopo intimidatorio, la notte tra il 12 e il 13 marzo 2022 venne fatta esplodere una bomba davanti al cancello della Chiesa San Paolo Apostolo. Intimidazioni dettate dalla volontà da parte della malavita a Nord di Napoli di neutralizzare chi per la camorra rappresentava un nemico.
Emerge dalle indagini dei carabinieri di Giugliano in Campania e Arzano che oggi, coordinati dalla DDA di Napoli, hanno eseguito 13 misure cautelari nei confronti di altrettanti presunti esponenti della criminalità organizzata.
Si tratta di fatti descritti anche dai collaboratori di giustizia, tra i quali figura anche Pasquale Cristiano, ex capo di un gruppo malavitoso locale.
La faida, in questione, tra la famiglia malavitosa capeggiata da Giuseppe Monfregolo e il gruppo criminale che Pasquale Cristiano gestiva insieme con Vincenzo Mormile, è stata innescata dall’omicidio di Salvatore Petrillo, nipote di Cristiani, vittima di un agguato il 24 novembre 2021, davanti al “Roxy Bar” di Arzano (Napoli), e deceduto in ospedale a Giugliano in Campania quattro giorni dopo, il 20 novembre 2021.

Si era fatto realizzare uno scantinato foderato di alluminio e illuminato da una torcia per dove tenere i suoi incontri di camorra il boss detenuto Francesco Pezzella, 64 anni tra qualche giorno (è nato il 21 febbraio), che figura tra i 13 destinatari (11 in carcere, due divieti di dimora in Campania) emessi oggi dal gip di Napoli Antonino Santoro su richiesta della DDA.
Pezzella, secondo i collaboratori di giustizia, comandava e comanda nonostante sia in cella, secondo quanto hanno riferito i collaboratori di giustizia. E per farlo usa solo uomini fidati.
Il quasi 64enne, secondo gli inquirenti, gestiva e gestisce le attività illecite in diversi comuni del Napoletano (Cardito, Carditello, Frattaminore, Frattamaggiore, Caivano e zone limitrofe) attraverso i suoi “capi zona”, tra cui figura Pasquale Landolfo, in particolare il racket delle estorsioni, mentre la famiglia Ciccarelli gestiva, invece, lo spaccio della droga nel Parco Verde di Caivano.
Oltre che per Pezzella la misura cautelare del carcere è stata emessa anche per Pasquale Landolfo, 41 anni; Pasquale Pezzella, 64 anni; Pasquale Lucaioli, 33 anni; Pasquale Battista, 37 anni; Maurizio Parolisi, 47 anni; Giovanni e Ciro Ciccarelli, 52 e 29 anni; Mario Pellino, 55 anni; Michele Leodato, 54 anni; Gennaro Ercolanese, 26 anni e Massimo Landolfo, 20 anni. Divieto di dimora invece per Carmela Cimmino, 60 anni e Carmela Landolfo, 22 anni.