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Brescia – Nei supporti informatici sequestrati a Massimo Bossetti non c’è “neanche una donna nuda”, altro che “ricerche pornografiche e ancor meno pedopornografiche”, in quelli usati solo da lui. Lo ha sottolineato uno degli avvocati del muratore condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, Paolo Camporini, nella sua arringa nel processo d’appello parlando delle ricerche a sfondo pornografico che furono trovate nel pc “in cui fu trovata una sola ricerca significativa e di 15 giorni prima dell’arresto”. “Niente per 20 anni e 15 giorni prima dell’arresto diventa un pervertito”, ha detto Camporini, spiegando che quella ricerca fu effettuata da un computer senza password per l’accesso e che “sua moglie è venuta a spiegare che le faceva lei quelle ricerche”. Inoltre non hanno valore indiziante le intercettazioni in carcere in cui Marita Comi, la moglie di Bossetti “lo sottopone a un interrogatorio stringente, duro, da procuratore aggiunto della Procura di Bergamo e lui professa la sua innocenza”.