Tre uomini originari del napoletano sono stati arrestati dalla Polizia di Stato per una rapina all’ufficio postale di Maddaloni (Caserta) il 25 novembre del 2023. Il provvedimento di carcerazione è stato emesso dal Tribunale del Riesame di Napoli, cui si era rivolta la Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere in seguito al rigetto della richiesta di carcerazione di parte del gip. Due dei tre uomini sono stati rintracciati dai poliziotti della Squadra Mobile di Caserta e condotti al carcere napoletano di Poggioreale, il terzo si è costituito al carcere di Santa Maria Capua Vetere. Un quarto rapinatore era stato arrestato in flagranza dai poliziotti del Commissariato di Maddaloni subito dopo il colpo, durante il quale i malviventi avevano sequestrato e legato con alcune fascette i dipendenti ed obbligato il direttore ad aprire la cassa temporizzata riuscendo ad asportare circa 75.000 euro.
Casertana nel caos: salta l’accordo per il nuovo Pinto, iscrizione a rischio
Lo scontro tra il presidente Giuseppe D’Agostino e l’imprenditore Domenico Ciuffarella ha fatto naufragare, all’ultimo momento, l’ingresso del consorzio Conpat in Caserta Stadium, società incaricata della ricostruzione dello stadio Pinto. Una rottura che rimette in discussione l’intero progetto da 51 milioni di euro e il futuro stesso della Casertana, che ora rischia di non iscriversi al prossimo campionato di Serie C.
Sei anni di attesa, tutto fermo di nuovo
Dal 2019 il progetto ha attraversato approvazioni, conferenze dei servizi, e una convenzione firmata nel 2023 con l’allora sindaco Marino. I lavori, previsti prima per febbraio e poi per giugno 2024, sono stati rimandati più volte per mancanza di fondi. L’accordo con Conpat sembrava chiuso, ma la trattativa è saltata per disaccordi tra Casertana e Aurora Immobiliare su aspetti contrattuali.
Iscrizione a rischio, tifosi in ansia
“Senza stadio, niente squadra”, aveva detto D’Agostino. E ora, dopo aver annunciato che tutti i parametri Covisoc erano stati rispettati, il presidente valuta di non iscrivere il club. Il termine è fissato al 6 giugno. Conpat, spettatore della lite, non può intervenire direttamente. E i tempi per un salvataggio sono strettissimi.
Squadra bloccata, futuro incerto
Anche le questioni sportive sono congelate: il tecnico Iori e il ds Degli Esposti attendono sviluppi. D’Agostino chiarirà a breve cosa è successo. Ma intanto, un progetto che doveva rilanciare il club e la città sembra essersi trasformato in un incubo.
Convento di San Francesco, la comunità laica: “Le istituzioni salvaguardino l’importante bene religioso e culturale”
“Nel più difficile tempo della storia, di fronte a guerre e conflitti, a egoismi crescenti e a trasformazioni globali, ci ritroviamo a dovere rivendicare il diritto alla memoria storica, ai segni più profondi e identitari di una comunità locale, già provata dalla secolarizzazione e dall’indifferenza. Non era stato mai così necessario il richiamo ai valori più profondi come in questi anni e in questi mesi, eppure uno dei luoghi simbolo della pace e della solidarietà, il complesso di San Francesco in piazza Dogana, si appresterebbe a esaurire il suo compito tra gli uomini e le cose di questa città”. Così la comunità laica di San Francesco in piazza Dogana in una missiva indirizzata al sindaco Clemente Mastella, al vescovo Felice Accrocca, al Ministro generale OFMC Fr. Carlos Alberto Trovarelli e al padre provinciale Claudio Ioris. Come anticipato nelle scorse settimane da Anteprima24.it, il Convento – risalente al XIII secolo – dovrebbe chiudere i battenti tra non molto.
“Tanti i motivi che – aggiunge – indurrebbero alla chiusura della comunità francescana, scarse vocazioni, difficoltà economiche, ma altrettanti, e ancora più forti, quelli che ci spingono a cercare di evitarne un esito che la città non accetterebbe. Si consumerebbe anche la dispersione dei fedeli che da quasi 60 anni intrecciano la loro storia personale con quella di questa antichissima realtà ecclesiale. La scomparsa di un importante riferimento spirituale e di un monumento di così grande valore storico e artistico sarebbe dolorosa per tutti, non si può che auspicare che si faccia chiarezza sulle problematiche per cercare, se esiste, una soluzione condivisa.
San Francesco d’Assisi transitò a Benevento nel 1210 o probabilmente nel 1222 mentre si recava in pellegrinaggio al Santuario di San Michele Arcangelo. Si racconta che all’epoca Benevento fosse flagellata da una grave siccità e che il Santo abbia pregato nella chiesa di San Costanzo e subito venne la pioggia, per cui in segno di ringraziamento la struttura venne donata ai francescani e si insediò la prima comunità di frati. Il convento con i due chiostri subì ingenti danni a seguito del terremoto del 1702 e ricostruito insieme a tutta la città. Dopo il periodo napoleonico e la soppressione degli ordini religiosi, i frati rientrarono solo nel 1815 quando la città tornò sotto il governo pontificio. Il convento fu nuovamente sgomberato per farne il Distretto militare. La definitiva riconsegna alla sua missione, nel 1968, consentì l’avvio di un’intensa azione di aggregazione umana e di culto ispirato alla spiritualità francescana.
L’impegno per evitare la cessione di questo importante cantiere di pace è un dovere delle autorità civili e religiose chiamate a difendere e a potenziare il ricchissimo patrimonio di beni culturali. Le stesse istituzioni che negli anni ’80 (in particolare Comune e Amministrazione provinciale) restaurarono un’intera ala del convento ipotizzando la creazione di un “monastero di città” dove proporre a frati e laici percorsi di spiritualità e di riflessione esistenziale in una società di corsa. Il complesso di San Francesco, dopo avere superato terremoti e guerre, dopo essere sopravvissuto a Napoleone e a Garibaldi, non dovrà arrendersi di fronte a problemi di ordine finanziario e organizzativo. Si tratta di una battaglia comune, che può incidere sul futuro della società locale”.
Aveva invaso abusivamento un edificio: assolta 34enne di Airola
Il Giudice Monocratico del Tribunale di Benevento, Dott.ssa Fallarino, accogliendo le tesi dell’Avvocato Vittorio Fucci, ha assolto G. T., 34 anni di Airola, che era imputata di aver invaso in maniera abusiva un edificio in Airola di proprietà dell’Acer Campania.
In particolare a corroborare il quadro accusatorio vi erano: annotazioni di Polizia Giudiziaria con rilievi fotografici, atto di diffida al rilascio dell’ abitazione, ordinanza di sgombero e informativa della Polizia Municipale di Airola.
Ternana in finale PlayOff: in un match tutto quello che il Benevento deve cercare per ripartire
Saranno due squadre del girone B a contendersi l’unico posto disponibile per andare a fare compagnia a Padova, Virtus Entella ed Avellino. Questo il verdetto delle sfide di ritorno delle due semifinali dei playoff andate in scena ieri sera. Se il destino della qualificazione era già segnato all’Adriatico dove Pescara e Audace Cerignola hanno pareggiato 1-1 dopo il 4-1 degli abruzzesi in Puglia, di tenore ben diverso è stato il match tra Ternana e Vicenza che ha visto prevalere gli umbri con un prepotente 3-1 dopo lo 0-0 dell’andata sul campo del favorito Vicenza, per il secondo anno consecutivo a mani vuote.
Devastante la prova delle Fere per impegno, abnegazione, capacità di aiutarsi in campo e spirito di sacrificio, praticamente tutti gli ingredienti fondamentali per prevalere in serie C, ossia quello che è mancato al Benevento nel girone di ritorno quando tra i giallorossi si è spenta la luce. A fare la voce grossa anche Alexis Ferrante, che non ha certo lasciato un ricordo indelebile nella sua avventura nel Sannio ma contro il Vicenza praticamente perfetto per capacità di mettersi al servizio della squadra. Ad aprire le marcature Alessio Curcio, attaccante nato a Benevento che la scorsa estate era stato accostato alla Strega, salvo poi optare per altre scelte che si sono rivelate (alla lunga) fallimentari per il club di via Santa Colomba. Quando ancora tiene banco la questione relativa alla riconferma di Carli e Auteri che potrebbe andare avanti per settimane, una cosa è certa: il Benevento dovrà puntare su calciatori funzionali alla categoria e con la voglia di non mollare di un centimetro, aspetti che da più di una stagione sono stati merce sempre più rara al “Ciro Vigorito”. La finale tra la Ternana e il Pescara degli altri ex giallorossi Gaetano Letizia e il diesse Pasquale Foggia si disputerà il 2 giugno con il ritorno in programma il 7 giugno all’Adriatico.
Unisannio, affidata al FAI la gestione del museo immersivo
“Se si cammina in quel complesso si attraversano varie epoche: dal tardo Trecento fino al Settecento”. Il Rettore dell’Università del Sannio Gerardo Canfora, definendolo un “gioiello unico”, ha descritto con queste parole il complesso di Sant’Agostino, sede del Rettorato, dove questo pomeriggio si è firmato un accordo di valorizzazione con la Delegazione Fai di Benevento per la valorizzazione del ‘S’ADIM’, che in sostanza affida proprio al FAI la gestione del Museo immersivo che è insediato nel complesso Sant’Agostino di Benevento.
Presenti alla cerimonia, oltre ovviamente allo stesso Rettore, il Presidente Regionale Fai Campania, Michele Pontecorvo Ricciardi, e la capo delegazione FAI di Benevento, Fiammetta Marulli.
Canfora ha sottolineato l’intento della collaborazione: “Vogliamo valorizzare i rapporti di rete. L’Università fa musica collaborando con l’Ofb e l’Accademia Santa Sofia, fa filosofia con l’associazione di Stregati da Sophia e oggi instauriamo un percorso di collaborazione storico culturale facendo sinergia con il FAI”. Il Rettore ha poi aggiunto: “Questo è un primo passo. Nel complesso troviamo affreschi in parte riportate alla luce del quindicesimo secolo. Abbiamo rappresentazioni barocche e va valorizzato fino in fondo”.
Il Presidente Pontecorvo Ricciardi, prendendo la parola, ha illustrato le finalità del documento: “Nella nostra missione di volontariato, e quest’anno compiamo 50 anni, abbiamo individuato percorsi di cooperazione con le Istituzioni. L’Unisannio da anni porta avanti un progetto di valorizzazione del territorio del centro storico della città. I luoghi dell’Ateneo sono spesso stati aperti dai narratori del Fai. Quest’accordo odierno rafforza il nostro legame e auspichiamo che comporti un radicamento più forte del nostro volontariato”.
Pontercorvo ha così concluso: “Noi vogliamo diffondere la cultura di conoscenza del territorio, le sue bellezze culturali e ambientali. Vogliamo ridare vita e nuova linfa ai luoghi non conosciuti e guardiamo con attenzione perché si può dare visione a nuovi luoghi da scoprire”.
Sovraffollamento carceri, si presenta l’associazione “Drin Drin”
L’ Associazione Drin Drin Campania dà il via a un nuovo incontro pubblico nell’ambito del ciclo di eventi territoriali. L’ appuntamento è fissato per sabato 31 maggio, alle ore 11, presso il Circolo della Stampa in Corso Vittorio Emanuele II ad Avellino.
Il tema sarà “Giustizia e Sovraffollamento Carcerario”, un’occasione di confronto e proposta concreta per affrontare due emergenze del sistema giudiziario italiano: la congestione del sistema penale e le condizioni spesso disumane delle carceri.
Durante l’incontro sarà presentata ufficialmente l’Associazione Drin Drin, la sua missione e il metodo di lavoro, con particolare attenzione all’impegno sui temi della giustizia.
Al centro della discussione una proposta di razionalizzazione delle priorità d’intervento penale, finalizzata a una selezione più efficace dei reati da perseguire e a un miglior orientamento delle risorse delle procure, così da ridurre l’inefficienza e migliorare la tutela
della collettività.
Parallelamente, si discuterà del problema del sovraffollamento carcerario, che coinvolge
anche le strutture della provincia di Avellino, analizzando le condizioni strutturali e sociali
degli istituti penitenziari e individuando possibili soluzioni che mettano al centro la dignità
della persona detenuta.
Il Movimento Drin Drin è un’associazione nata nel settembre 2024 su iniziativa di Alberto
Forchielli e Michele Boldrin, con l’obiettivo di promuovere un nuovo approccio alla politica, fondato su competenze, metodo scientifico, spirito riformatore e costruzione dal basso.
Attraverso gruppi tematici e territoriali, lavora per elaborare soluzioni pragmatiche alle
questioni che affliggono l’Italia, tra cui giustizia, salute, lavoro, scuola, ambiente e
innovazione.
Progetto UNICRI-ASI, lotta alla criminalità attraverso l’inclusione e la prevenzione della recidiva
Promuovere l’inclusione lavorativa e sociale, prevenire la marginalizzazione e contrastare la recidiva sono presupposti per lo sviluppo sostenibile del territorio. Questi i temi discussi oggi durante il convegno “Cultura della legalità e partenariato tra pubblico e privato per l’inclusione sociale dei detenuti: la provincia di Caserta come nuovo modello di sviluppo internazionale”, che si è tenuto presso la Scuola Internazionale di Alta Formazione per la Prevenzione e il Contrasto al Crimine a Caserta.
L’incontro ha rappresentato un’occasione per illustrare i dettagli del progetto pilota avviato dall’ Istituto Interregionale delle Nazioni Unite per la Ricerca sul Crimine e la Giustizia (UNICRI) e da ASI Caserta. L’iniziativa, che mira a rafforzare la resilienza del territorio, trae ispirazione dal modello promosso dal Consorzio per l’area di sviluppo industriale della Provincia di Caserta per il reinserimento dei detenuti attraverso lavori di pubblica utilità. Il programma ha dimostrato un forte potenziale nella prevenzione della recidiva, grazie a percorsi di inclusione sociale e di avviamento al lavoro. Partendo da questa esperienza, l’UNICRI ha elaborato un modello teorico che identifica le caratteristiche ideali di un sistema efficace di prevenzione della recidiva attraverso il reinserimento sociale delle persone detenute. Alla fase di ricerca e di sviluppo seguiranno la progettazione degli strumenti operativi e formativi, e l’applicazione a livello internazionale del modello.
“La riduzione della recidiva non è soltanto un obiettivo delle politiche del sistema penitenziario, ma anche un imperativo sociale più ampio – ha sottolineato durante il suo intervento Leif Villadsen, Direttore ad interim dell’UNICRI. Per raggiungere questo traguardo non sono sufficienti una buona legislazione, un’amministrazione penitenziaria efficiente e un personale adeguatamente formato. Il reinserimento deve essere radicato nelle comunità locali, sostenuto dalla società e fondato su una solida cultura del lavoro. I partenariati rafforzano le comunità promuovendo la sicurezza, l’inclusione economica e la coesione sociale. Continueremo a lavorare per garantire che il modello sviluppato a Caserta possa costituire un punto di riferimento per altri Paesi”.
“L’applicazione del modello di inclusione socio-lavorativa dei detenuti avviato dal Consorzio, insieme al progetto con l’UNICRI, possono generare benefici non solo in termini di riduzione della recidiva, ma anche sul piano dello sviluppo del tessuto imprenditoriale – ha dichiarato la Presidente di ASI Raffaela Pignetti –. In un territorio troppo spesso raccontato solo attraverso le sue difficoltà, queste iniziative sono nate come esperimenti coraggiosi. Oggi rappresentano esempi concreti di buona riuscita: un modello di cooperazione che parla al mondo, perché ha saputo coniugare legalità, inclusione e sviluppo. Reinserire un detenuto è un atto di giustizia. Sottrarlo alla criminalità è un atto di sviluppo. Non può esistere una crescita autentica se lasciamo interi territori ostaggio della criminalità”.
Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Napoli, ha dichiarato nel suo intervento: “Credo in questo progetto e penso che sia utile. Non sbaglia solo chi non fa nulla, quindi proviamo a portare avanti iniziative come questa. L’importante è agire con onestà e in buona fede.”
Secondo Sebastiano Ardita, Procuratore Aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Catania, il riferimento alle prassi e ai migliori modelli internazionali è un valore aggiunto per il rafforzamento dei sistemi penitenziari di tutti i Paesi.
Lina Di Domenico, Responsabile facente funzione del DAP del Ministero della Giustizia, ha portato i saluti del Ministro Carlo Nordio e ha sottolineato come “in questi anni siano stati portati avanti, rinnovati e ampliati i protocolli d’intesa con Asi Caserta che porteranno al trasferimento delle esperienze accumulate nel contesto di questo progetto anche a livello internazionale con il supporto di Unicri”.
Nel corso del suo intervento Edmondo Cirielli, Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, ha affermato: “In Italia, grazie alle forze dell’ordine e del sistema giustizia e magistratura siamo visti come un esempio di buone pratiche, questo progetto ne è la dimostrazione”.
Durante il convegno sono stati presentati esempi di partenariati tra il settore pubblico e quello privato nel contesto di programmi di successo avviati dal Ministero della Giustizia assieme a Tim, Leand lease e Italia Camp.
L’evento, che è stato patrocinato dal Ministero della Giustizia, ha visto la presenza dei rappresentanti delle istituzioni, del mondo accademico e del settore privato, tra cui: Lucia Volpe, Prefetto della Provincia di Caserta; Domenico Forte, Direttore della Scuola Internazionale di Alta Formazione per la Prevenzione e il Contrasto al Crimine Organizzato; Marco Musumeci e Vincenzo Lo Cascio esperti dell’ UNICRI; Massimiliano Molese, componente del Comitato Scientifico del progetto; Michele Papa, Università della Campania “Luigi Vanvitelli”; Donatella Rotundo, Direttrice della Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere; Andrea Grassi, Questore della Provincia di Caserta; Marco Puglia, Magistrato di Sorveglianza; Fabrizio Sammarco, Amministratore Delegato di ItaliaCamp; Nadia Boschi di Lendlease; Sabina Strazzullo di TIM e Maurizio Vallone, Direttore della Scuola di Perfezionamento per le Forze di Polizia.
Commerciali o di nicchia? Un chiarimento su questo fattore nei videogiochi
Nel settore del gaming esistono due macro-categorie specifiche, che identificano i prodotti in base alla loro diffusione e al tipo di pubblico verso il quale si rivolgono: i titoli commerciali e quelli di nicchia. Queste due definizioni non si basano esclusivamente sulle vendite o sulla visibilità mediatica, ma coinvolgono anche altri fattori: ad esempio il genere d’appartenenza, le scelte stilistiche, le meccaniche di gioco e le strategie di distribuzione. Vediamo quindi di capire come etichettare i videogames nel modo corretto, sebbene in certi casi il confine tra nicchia e commerciale risulti molto sfumato.
Videogioco commerciale o di nicchia?
Un videogioco commerciale punta a raggiungere un pubblico globale, spesso attraverso generi mainstream e meccaniche di gioco familiari. Questi titoli appartengono soprattutto alle categorie action, shooter, GDR, sportivi e adventure. L’obiettivo primario è generare profitto attraverso le vendite dirette, gli abbonamenti o le micro-transazioni (come avviene con i DLC e le altre espansioni). Un esempio lampante è Fortnite: ha saputo conquistare il mercato grazie ad un modello free-to-play, abbinato ad un sistema economico basato sulle già citate micro-transazioni. Questo sistema consente agli sviluppatori di monetizzare attraverso gli acquisti opzionali di oggetti o vantaggi in-game, spesso inseriti in dinamiche pay-to-win che premiano chi spende più denaro.
I videogame che richiedono una spesa da parte dell’utente, però, non è detto che siano necessariamente commerciali. Basti ad esempio pensare alla categoria del gambling, dove si trovano diverse alternative. Oggi infatti è possibile giocare anche nei casino italiani non aams, ovvero un’opzione parallela ai portali certificati dall’ADM. In tal caso è corretto sostenere che queste piattaforme rientrano nella definizione “giochi di nicchia”, nonostante il gambling sia di per sé un fenomeno di portata globale.
Approfondendo il discorso, i videogiochi di nicchia si rivolgono ad un pubblico ristretto ma molto fidelizzato. Non cercano di accontentare tutti, ma propongono esperienze più specifiche, spesso sperimentali, e in molti casi frutto del lavoro di team indipendenti. I generi associati a questa categoria includono le visual novel, i titoli strategici 4X, i tower defense, i metroidvania e i roguelike. Va però detto che un gioco di nicchia può facilmente diventare commerciale, se va incontro ad un successo clamoroso. Nel campo dei roguelike è quanto accaduto con “The Binding of Isaac”, diventato famoso in pochi mesi per via dello streaming su siti come Twitch e YouTube.
Altre informazioni da conoscere
Il rischio principale dei videogiochi commerciali è la possibile perdita di originalità nel medio periodo. Il tentativo di aderire alle mode del momento può portare alla creazione di prodotti molto simili tra loro, privi di un’identità distintiva. Spesso si assiste alla pubblicazione di giochi che riprendono le stesse strutture ludiche, gli stessi personaggi stereotipati e gli stessi sistemi di progressione, generando un effetto di saturazione che compromette la varietà dell’offerta. Di contro, come già accennato, questi giochi hanno dalla loro parte il vantaggio della notorietà: raggiungono milioni di utenti, beneficiano di campagne pubblicitarie massive e ricevono una copertura costante da parte dei media. In sintesi, anche se banali, non soffriranno mai di alcun problema a livello di introiti.