Applausi, successo e intense emozioni, ieri sera, con lo spettacolo “Nuje ca nun stammo vicino ‘o mare. Storie di terre, di genti e… altri pensieri” con la voce calda di Antonella La Frazia e con la grande musica popolare di due raffinati musicisti, Ciro Maria Schettino, chitarra, e Roberto Polcino, fisarmonica.
Il concerto-recital, del trio denominato Compagnia Triè, era l’ultimo appuntamento ufficiale (prima della chiusura con il saggio di Test Teatro Stage, Essere Umani, del 21 giugno alle ore 20.30) con l’edizione 2025 di “Rapsodie”, la stagione eventi live, ideata e prodotta da Test TeatroStage di Monica Carbini, che quest’anno si è svolta, sempre a ingresso libero, presso il Convento San Francesco a Benevento.
“Nuje ca nun stammo vicino ‘o mare. Storie di terre, di genti e… altri pensieri” è un viaggio coinvolgente, in musica, versi e racconto, tra letteratura, cantautorato e musica folk, un percorso emotivo, oltre che musicale e letterario, che commuove, ammalia e fa riflettere, grazie al talento di performer intensa, verace e suadente e alla passione narrativa di Antonella La Frazia, accompagnata dai rinomati musicisti Ciro Maria Schettino alla chitarra e Roberto Polcino alla fisarmonica.
La narrazione, affascinante ed emozionante, tra momenti di poesia, narrativa e musica popolare d’autore, parte proprio dalle pagine scritte da Antonella La Frazia, autrice talentuosa e interprete di carattere, per poi lasciarsi andare a un repertorio di canzoni che sono parte del patrimonio storico e musicale della nostra tradizione ma anche di quella più internazionale: come Rosa Balistreri, Raffaele Viviani, Boris Vian, Victor Jara, Mercedes Sosa, Nuova Compagnia di Canto Popolare.
Le vicende narrate, tra impegno e denuncia, parlano di ferite antiche eppure sempre attuali: la condizione femminile, dei diversi o dei poveri, l’emigrazione, la condanna a essere carne da cannone o bambini nella guerra, in un oggi che purtroppo è sempre uguale a ieri.
Antonella La Frazia, con le sue doti vocali calde e suadenti, o a tratti scure e drammatiche, ma modulate sempre con misura e grande effetto scenico, ci propone canzoni, monologhi, narrazioni, in un continuo crescendo di tono fino ad arrivare a un’apertura finale che lascia spazio alla speranza, dove il cambiamento e l’empatia, intesa come amore verso l’altro, possono essere l’unica via di salvezza.
I bellissimi testi, per la gran parte scelti da alcune sue raccolte, i racconti dal libro “Il posto di Nenè” e le poesie da “Come fiori a seccare”, sono potenti, profondi e pieni di storie di vita vissuta e di sentimenti contrastanti, grande umanità, compassione o critica feroce. Come notevole e commovente è il monologo sull’emigrazione italiana in America.
Ad accompagnare la performance, l’incantevole chitarra e la voce autorale di Schettino, sue alcune delle belle canzoni eseguite con amore e grande affiatamento anche insieme ad Antonella (sono coppia anche nella vita), brani del celebre gruppo dei Sancto Ianne, di cui lui fa parte.
E poi la mirabile fisarmonica di Roberto Polcino, anche lui componente del gruppo Sancto Ianne e apprezzato strumentista a livello mondiale nonché vincitore di svariati premi in Italia e all’estero.