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Cravatta Marinella al collo di Putin: “Forse un regalo di Berlusconi”

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Napoli – Un marchio ‘made in Campania’ al collo di Vladimir Putin, che marchio. Uno dei più riconosciuti nel mondo. Si tratta di una cravatta di Marinella, modello punta a spillo blu e bianco, che il leader russo ha sfoggiato nel giorno della grande parata militare a Mosca. La conferma a ciò che, almeno all’inizio, era solo una sensazione, è stata data a Giorgio Lauro e Francesco Fragnani, nel corso della trasmissione radiofonica, ‘Un Giorno da Pecora’, dallo stesso imprenditore partenopeo.

Probabilmente gli è stata regalata da Silvio Berlusconi, creatore e divulgatore del modello che si usa nelle occasioni importanti – ha dichiarato Marinella – oppure fa parte di uno stock inviato al Presidente Putin, una fornitura che risale a circa un anno fa. Una cravatta da 130 euro”.

Foto di repertorio

‘Uagliù, nun sapit che vi sit pers!’, 35 anni fa Napoli impazzì di gioia per il primo scudetto

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La prima volta non si scorda mai. Se è rarità, diventa storia. Il 10 maggio 1987 il Napoli si laureava (un termine molto anni ’80) campione d’Italia. Quel successo aveva il volto di Diego Armando Maradona, il Dio del calcio che guidò gli azzurri ad un traguardo che negli anni era diventato un vero e proprio tabù.

Quel giorno, allo stadio San Paolo c’erano un numero di tifosi che mai si conterà più all’interno dell’impianto di Fuorigrotta. Quasi novantamila spettatori, se si considera il numero di paganti più una quota portoghese che in questi eventi non manca mai. 

Tabù, si diceva, lo stesso che sembra ciclicamente accostarsi alle sorti del Napoli calcio: da anni la squadra partenopea ronza intorno al tricolore ma non riesce a piazzare la zampata. Questione di dettagli, evidentemente, e di una palese assenza di un leader, campione dentro al campo e fomentatore di folle fuori. 

Erano le 17.47, secondo più, secondo meno. La città impazzì di gioia, una festa iniziata allo stadio e durata settimane, forse mesi. Prima di quella stagione la squadra partenopea aveva sfiorato per ben tre volte il tricolore, ma mai era riuscita a coronare il sogno che sembrava quasi proibito.

Fu il successo di Diego, del presidente Ferlaino che con l’acquisto del Pibe de Oro fece all-in, del tecnico Ottavio Bianchi, la migliore personalità che potesse gestire un ambiente incandescente, il dg Italo Allodi ed il capitano Peppe Bruscolotti. 

Quella notte, la più lunga delle notti partenopee, fu affisso uno striscione davanti il cimitero di Fuorigrotta. La scritta fu inequivocabile: ‘Uagliù, nun sapit che vi sit pers!’. Come se morire prima del trionfo del Napoli fosse una colpa. 

 

Medaglia d’oro a Policoro per l’Olympia DanceSportStudio

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San Giorgio del Sannio (Bn) -Gli atleti dell’Olympia DanceSportStudio di San Giorgio del Sannio (BN) continuano a conquistare medaglie nei campionati Italiani FIDS 2022. Alla tappa di Policoro l’associazione sportiva conquista un oro per la categoria bachata shine con Federica Micco che si laurea campionessa d’Italia.

La sua esibizione travolgente ha incantato i giudici che l’hanno premiata a pieni voti. La danzatrice è riuscita a conquistare il titolo di campionessa d’Italia gareggiando contro 77 soliste provenienti da tutt’Italia.

Federica, classe 2005, continua a conquistare obiettivi importanti per la sua carriera. Solo un anno fa aveva conquistato il passaggio di classe durante i campionati FIDS di Rimini. Quest’anno è scesa nella pista del PalaErcole con una determinazione mai vista prima. La grinta e la bellezza della sua giovane età, hanno conquistato giudici e spettatori.

Fieri ed emozionati anche tutti i tecnici dell’A.S.D. Olympia Dance Sport per questo traguardo davvero importante. Olimpia De Cristofaro, Alberto Mauta, Gerardo Mauta si uniscono all’affettuoso commento della maestra Silvia Russo: “Cara Federica, ci hai fatto vivere un’emozione indescrivibile … siamo fieri di te”.

Un grande applauso va anche alle altre atlete che hanno partecipato alla competizione nazionale con ottimi piazzamenti: Luciana Albanese, Roberta Galasso, Veronica D’Ambrosio, Camilla Carpentieri e Federica Martignetti.

Come preannunciato, quest’anno i campionati italiani di danza sportiva sono itineranti. Le gare sono calendarizzate per tutto il periodo primaverile e si svolgeranno in diverse regioni italiane. La prima settimana di maggio ha impegnato la città di Policoro (Basilicata), la prossima tappa si terrà a Massa Carrara.

Rinasce l’orchestra italiana del Falaut, tra i musicisti una 17enne di Benevento

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Benevento – In tempi dove pandemie e guerre infieriscono sull’animo e sui corpi delle persone, la grande rinascita parte dalle nuove generazioni e dalla fiducia riposta nelle loro potenzialità. È così che Afi (Associazione Flautisti Italiani) e Falaut annunciano la rifondazione della prima Falaut Orchestra, progetto che parte dalla Campania sotto la guida del M° Salvatore Lombardi. Buona parte dei musicisti sono stati o sono studenti del conservatorio salernitano “G. Martucci” che sforna talenti. Tra i prossimi concerti (20-22 maggio) quello al conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano durante il Falaut Festival, con masterclass, corsi e performance dove i giovani accompagneranno il M° Francesco Loi (Primo flauto del Teatro Carlo Felice di Genova). 

Nata vent’anni fa, si era dissolta con il tempo, fin quasi sparire a causa del covid. Ma la tenacia è stata fondamentale. «L’orchestra rifondata è un naturale proseguimento di quello che è il nostro progetto generale – spiega Salvatore Lombardi, presidente Afi e fondatore di manifestazioni internazionali come il Falaut Campus in Campania, il Gazzelloni a Pescara, il Falaut Day in Lombardia – Il gruppo era cresciuto con il passare degli anni, ma era andato incontro a una lunga pausa di quattro anni. Poi si è messo di mezzo il virus. Il M° Paolo Totti ha dato una spinta ulteriore e la carica per ripartire». Lo scopo è quello di far crescere sui palcoscenici d’Italia tutti quei giovani talenti che hanno dimostrato di saper portare avanti il movimento flautistico nel mondo. «Il senso del progetto è quello di sostenere i ragazzi, sostenere la musica, e attraverso loro dare voce al flauto – aggiunge Lombardi – Gli obiettivi sono sicuramente suonare musica ineseguita, adattamenti per la nostra orchestra come lo Stabat Mater di Pergolesi, le trascrizioni sulle Opere di Mozart, o rimanendo nell’ambito della musica contemporanea ci saranno composizioni originali di Enzo Avitabile, scritte appositamente per l’ensemble. All’interno del progetto lavorano professionisti che si occupano di trascrivere i brani per adattarli alla nostra formazione. E poi far entrare i giovani nel mondo del lavoro, dando loro la possibilità di confrontarsi con i grandi musicisti solisti».

La Falaut Orchestra è composta completamente da giovani. Molti hanno fatto sacrifici, hanno imparato lo strumento fin da piccoli e adesso si affacciano al professionismo. Per l’occasione tre elementi del gruppo si raccontano. La 17enne Maya Palermo, nata a Benevento ma da anni vive a Cosenza: studentessa al Conservatorio “Giuseppe Martucci” di Salerno, sta ultimando i suoi studi accademici e questa estate suonerà nella Royal Concertgebouw Orchestra young ad Amsterdam. «Ho cominciato con il flauto dolce barocco a sei anni – racconta Maya – ma con il passare del tempo ero sempre più affascinata dal timbro del flauto traverso, così a otto anni cambiai strumento. Inutile dire che a quell’epoca mi sembrava magico e fiabesco. Ho partecipato agli eventi estivi durante i Falaut Campus di questi ultimi anni per poi fare parte della Falaut Orchestra. Sono poche le orchestre di flauti in Italia, e questa formazione è un’ottima opportunità divulgativa, inoltre rappresenta anche un mezzo di impiego per una gran parte di strumenti della famiglia dei flauti che raramente si vedono nelle orchestre tradizionali. Per me la Falaut Orchestra è stata e continua a essere una fonte di ispirazione. Non solo per le meravigliose esperienze fatte, la soddisfazione e l’eccitazione nell’accompagnare solisti di fama internazionale, ma anche per il legame formatosi con gli altri membri dell’orchestra durante le prove e i concerti».

In una fascia anagrafica intermedia c’è Domenico Bencinvenga, 19 anni, originario di Caserta, che ha iniziato il suo cammino nella musica a 3 anni: «Ero nell’accademia Suzuki. Scelsi il flauto. I maestri organizzavano i concerti in modo che i bimbi potessero sentirli, io rimasi affascinato dal suono di questo strumento. Poi il Conservatorio a Salerno. Ho collaborato con l’Orchestra Giovanile Spagnola e studiato in orchestra a Madrid, le lezioni di flauto si tenevano nel Conservatorio Profesional de Música “Andrés Segovia” de Linares. Sono diventato Primo flauto della Falaut Orchestra e collaboro con il Teatro Giuseppe Verdi di Salerno nell’orchestra giovanile. Una formazione di soli flauti è un altro pianeta. Ricreiamo anche la parte degli archi. Ci sono primo flauto, secondi e terzi flauti, flauti in Sol, flauti bassi e flauti contrabbassi. Una grande emozione».

Il più anziano e saggio dell’orchestra è Antonio Longobardi, 38 anni, di Gragnano, insegnante al Liceo “Severi” di Castellammare di Stabia. Anche per lui il rapporto con la musica è iniziato presto. «Avevo 10 anni. Il mio è stato un lungo percorso che mi ha portato anche all’insegnamento. Poi è arrivata la Falaut Orchestra. Il M° Lombardi mi mandò un messaggio e mi raccontò del progetto. Sono il Primo flauto. Si percepisce che si cresce molto durante le prove, durante il concerto stesso. Per me che sono un po’ più grande, stare a contatto con giovanissimi è anche un momento di confronto. Insegnando al liceo, mi ritrovo con quella fascia di età ed è motivo di continua crescita personale». 

Afi e Falaut. Nata nel 1998 e rifondata nel 2007, l’Associazione Flautisti Italiani, con la direzione del M° Salvatore Lombardi, ha organizzato negli anni numerosi eventi, quali: FlautoMania, Falaut Festival, Falaut Day, Falaut Campus, Concorso Flautistico Internazionale “Severino Gazzelloni”, Vallo di Diano Flute Festival. L’Associazione cura anche il progetto editoriale della “Rivista Falaut”, periodico settoriale (magazine flautistico con CD). Lanciato inizialmente come progetto editoriale, dopo poco Falaut, grazie all’entusiasmo dei suoi collaboratori e lettori, si trasforma in un movimento culturale volto alla realizzazione di una serie di eventi legati alla tradizione musicale italiana per la valorizzazione del flauto e dei flautisti italiani. Negli anni, l’Afi ha stretto importanti collaborazioni con enti pubblici e privati. 

Chiusura Curva Nord a Salerno, Cammarota: “Unico caso in Italia, il Questore spieghi”

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Salerno – La chiusura incondizionata dell’intera Curva Nord è un caso unico in tutta l’Italia, che penalizza la città, i tifosi, la squadra nel momento decisivo per Salerno e la Salernitana. 

Lo riferisce in una nota il Presidente della Commissione Trasparenza, l’avv. Antonio Cammarota, il quale ricorda di aver espressamente richiesto con una nota formale al Questore di Salerno la riapertura della Curva Nord,senza aver avuto risposta.
 
“Eppure”, afferma Cammarota, “abbiamo istruito da mesi la vicenda in Commissione Trasparenza con l’audizione tra gli altri dell’ing. Mastrandrea, il quale ci ha spiegato che la Curva Nord è agibile per almeno 3000 posti sui 7000 complessivi, ma deve essere il Questore a decidere in ragione di un vecchio piano sulla sicurezza”.
 
“La vicenda sta assumendo risvolti Kafkiani”, continua Cammarota, “come per la presenza dei 17 tifosi del Venezia, amici di Salerno, presenti nell’intera Curva Nord vuota, come in nessuno stadio accade”.
 
“Uno stadio zoppo, che penalizza il tifo, la squadra, e la gente”, insiste Cammarota, “che non trova biglietti e che invece potrebbe accedere ai prezzi accessibili della Curva Nord, settore popolare”.
 
“Ora però si provveda o si spieghi le ragioni del diniego”, conclude Cammarota, “perchè Domenica 22 Maggio ci si gioca tutto nella decisiva partita in casa con l’Udinese,  e non ci sarà la presenza né numerosa né ostile di tifosi friulani”

Regione, Pellegrino (Iv): “Presentata proposta di legge sul “Turismo Itinerante”

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Il turismo itinerante legato a caravan e autocaravan, che fa registrare in Italia ricavi per circa 3 miliardi di euro l’anno, in Campania è poco diffuso a causa dell’esiguo numero delle aree di sosta presenti sul Territorio. Il ‘turismo all’aria aperta’ è sempre più gettonato in quanto consente ai viaggiatori di vivere in maniera ravvicinata le bellezze naturalistiche e paesaggistiche, il patrimonio culturale e artistico, le tradizioni locali e le produzioni enogastronomiche dei luoghi che si intendono conoscere.

“La vacanza itinerante rappresenta un’imperdibile opportunità di crescita per il comparto turistico della Regione Campania che senza alcun dubbio è tra le mete più attraenti.  Si tratta, inoltre, di una forma di turismo sostenibile in perfetta sintonia con il patrimonio naturalistico di cui la nostra Regione è particolarmente ricca”. Lo ha dichiarato a Radio Leopolda, Tommaso Pellegrino, capogruppo di Italia Viva in Consiglio Regionale, nel suo podcast ‘ Diario di Bordo ’.

“L’obiettivo della proposta di legge presentata in Consiglio regionale avente ad oggetto: Norme in Materia di Turismo Itinerante: Garden Sharing e Aree di sosta caravan e autocaravan – ha precisato Pellegrino, primo firmatario del progetto  insieme ai Consiglieri Vincenzo Alaia, Francesco Iovino e Vincenzo Santangelo – è quello di creare una rete virtuosa, difficilmente realizzabile attraverso soluzioni di viaggio tradizionali, tra comuni limitrofi e soggetti privati. Così da contribuire anche a dare qualche opportunità ai piccoli centri e alle Aree interne che pur offrendo scenari straordinari che vale la pena scoprire e visitare, sono spesso poco attenzionati. Investire sul turismo itinerante, con l’aumento del numero dei viaggiatori interessati a una vacanza sostenibile alla ricerca di piccoli borghi ricchi di storia e di cultura può rappresentare anche una concreta opportunità lavorativa per chi vuole investire nel settore turistico”, ha concluso Pellegrino.

 

Stufe a pellet: perché sceglierle per riscaldare la casa

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Le stufe a pellet sono soluzioni ideali per riscaldare la casa grazie ai numerosi benefici che le caratterizzano: il pellet, fra l’altro, è un combustibile che può essere reperito ovunque con la massima facilità. Inoltre esso ha anche altri pregi, perché non ha bisogno di spazi troppo grandi per poter essere stoccato (e questa è una differenza molto significativa rispetto, per esempio, alla legna), e si può maneggiare con facilità. Una stufa di questo tipo assicura un rendimento energetico intorno al 90%, ma per poter raggiungere queste prestazioni è necessario scegliere pellet di qualità. Come fare a riconoscerlo? Il pellet migliore non è sporco di vernici o terreno e si caratterizza per un colore chiaro e uniforme.

Le stufe a pellet fanno parte del ricco catalogo di Barzotti Arredamento, realtà specializzata nella vendita di dispositivi per il riscaldamento della casa e in generale di arredi. Sul sito di Barzotti è possibile scoprire e acquistare una vasta selezione di prodotti provenienti dai brand migliori a disposizione sul mercato.

Quanto si spende per una stufa a pellet

Ma qual è l’investimento che è necessario sostenere per l’acquisto di una stufa a pellet? Ipotizzando di voler scegliere un prodotto di media qualità, il costo si aggira attorno ai 2mila euro, considerando anche le spese che devono essere sostenute per l’installazione. Non va dimenticata, poi, l’esistenza delle agevolazioni fiscali previste per le ristrutturazioni edilizie, con una detrazione che viene rimborsata nei dieci anni successivi a quello dell’acquisto. Ipotizzando di voler scaldare una casa di 60 metri quadri, la spesa da sostenere in un anno è di 2.200 euro per il gpl, di 1.600 euro per il gasolio, di 1.110 euro per il metano e di soli 900 euro per il pellet. Questa stima è effettuata immaginando di lasciare acceso il riscaldamento per 180 giorni in un anno per 12 ore al giorno, per circa 15mila kilowatt di consumo totale. C’è solo un combustibile che costa meno del pellet, ed è la legna: essa, però, ha molte controindicazioni in termini di approvvigionamento, manutenzione, pulizia e stoccaggio.

Il potere calorifico

Per trovare la stufa a pellet per le proprie necessità è necessario tenere conto del tipo di isolamento della casa che deve essere riscaldata e, ovviamente, della grandezza degli ambienti. bisogna stabilire, inoltre, se il dispositivo verrà impiegato anche per l’acqua calda sanitaria. Per essere certi di calcolare la potenza di cui si ha bisogno con la massima precisione è necessario moltiplicare l’altezza per la superficie (ottenendo così il volume in metri cubi dell’ambiente da scaldare) e moltiplicare il tutto per un coefficiente termico che va da un minimo di 30 a un massimo di 40 kcal per metro quadro e che però cambia a seconda delle condizioni termiche e della collocazione geografica della struttura. Il coefficiente è tanto più basso quanto migliore è il livello di isolamento della casa.

Installazione fai da te: sì o no?

L’installazione fai da te non è mai raccomandata quando si parla di stufe a pellet: conviene, al contrario, rivolgersi a un tecnico specializzato. Ma dove si dovrebbe collocare una stufa di questo tipo? In linea di massima in soggiorno, o comunque in un ambiente di dimensioni importanti, poiché è in questo tipo di contesto che si ottengono le performance migliori in termini di potenza e di efficienza. Le stufe a pellet sono in grado di generare una quantità di calore molto importante, ed è questa la ragione per la quale esse non vanno mai poste in prossimità di oggetti infiammabili.

La canna fumaria

Per l’installazione, è molto importante la presenza di una canna fumaria, attraverso la quale è possibile collegare i tubi con il tetto. Sarebbe auspicabile che ci fosse un comignolo, in modo da evitare il ritorno di aria in presenza di forti raffiche di vento. Il bocchettone esterno della presa d’aria deve essere sempre chiuso per impedire l’ingresso di corpi estranei come gli insetti e le foglie. Il foro da realizzare nella parete per la presa d’aria è essenziale per garantire l’accessibilità da fuori. Non sempre, però, la canna fumaria di un camino o di una stufa a legno va bene.

Cede in comodato d’uso locale occupato abusivamente: denunciate due donne

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Afragola (Na) – Ha occupato un locale di proprietà del Comune di Afragola (Napoli) e al suo interno ha allestito un piccolo alimentari. Non solo, per condurre la sua attività commerciale, non si è rivolta alle normali autorità ma ad una donna che si è ‘auto proclamata’ abusivamente padrona di quel locale. E’ accaduto tutto nel rione Salicelle dove i carabinieri hanno denunciato entrambe le donne. Un accordo tra privati, dunque, su una occupazione abusiva che avrebbe garantito vantaggio ad entrambe le donne. All’interno sono state riscontrate anche gravi carenze igienico sanitarie. In corso accertamenti per verificare se la 58enne pagasse anche un canone di locazione alla prima occupante.

A Santa Maria Capua Vetere Ospedale e Casa di Comunità: progetto da 3,9 milioni

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Santa Maria Capua Vetere (Ce) – Potenziamento dell’offerta sanitaria del territorio attraverso la realizzazione di un Ospedale di Comunità e di una Casa della Comunità grazie ai fondi PNRR: il progetto, per un valore di circa 3,9 milioni di euro, è stato realizzato in sinergia tra l’Asl Caserta e l’Amministrazione Mirra, con la determinante previsione di una donazione modale – dell’area in cui sorgerà la struttura – approvata all’unanimità nel corso dell’ultimo consiglio comunale.

L’area individuata, di circa 5 mila metri quadrati, è quella tra via Michelangelo e via Raffaello ed andrà ad affiancare ulteriori strutture, quali il Centro per le Dipendenze o l’Ufficio di Prevenzione Collettiva, contribuendo a implementare ulteriormente l’offerta di servizi socio-sanitari in quell’area della città.

“L’Ospedale di Comunità e la Casa della Comunità – ha spiegato il Sindaco Mirra – vanno a potenziare l’offerta sanitaria del nostro territorio, integrando quindi l’attuale presidio ospedaliero Melorio. Abbiamo seguito con grande attenzione la vicenda, con l’assessore De Iasio e il consigliere Valiante, e accolgo con grande piacere il voto unanime dell’intero Consiglio comunale che, nell’ottica di un bilanciamento di interessi che derivano oggi da quel terreno e quelli che potranno derivare in futuro con nuove strutture sanitarie, ha optato per la decisione che ritengo più costruttiva e proiettata all’immediato futuro”.

L’Ospedale di Comunità è una struttura sanitaria intermedia tra la rete territoriale e l’ospedale, dotata di norma di 20 o al massimo 40 posti letto a ricovero breve destinati a pazienti che necessitano di interventi sanitari a bassa intensità clinica. Lo scopo è quindi quello di assistere al meglio chi non potrebbe rimanere a casa, alleggerendo al contempo la pressione sull’attuale presidio ospedaliero.

La Casa della Comunità è invece una struttura in cui operano team multidisciplinari di Medici di Medicina Generale, Medici Specialisti, infermieri di Comunità, altri professionisti della Salute e che possono ospitare anche assistenti sociali. 

Russia-Ucraina: la Farnesina trascina in guerra anche il Premio Strega

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L’Istituto italiano di cultura di Mosca escluso dalla giuria estera dello ‘Strega’. Lo ha deciso il Ministero degli Esteri che così facendo trascina il premio letterario nel vortice delle polemiche legate all’invasione russa dell’Ucraina.

A denunciare l’accaduto è stata Olga Strada – figlia di Vittorio Strada, da molti considerato il più grande slavista italiano del secolo scorso – che nella giornata di ieri ha espresso il proprio rammarico per la scelta della Farnesina di sospendere la partecipazione alla giuria internazionale del concorso Evgenij Solonovic e Anna Jampolskaja, due italianisti considerati vere e proprie ‘istituzioni’ nel campo della letteratura e della cultura russa. “Una decisione grave e priva di logica. Chi per decenni, come l’esimio italianista, ha diffuso la conoscenza della letteratura italiana, traducendo in russo non solo i massimi autori ma anche quelli per così dire ‘di nicchia’, non può essere messo in un angolo solo perché di nazionalità russa” – la recriminazione di Olga Strada, esperta di relazioni internazionali tra Italia e Russa e fino al 2019 direttrice dell’Istituto italiano di cultura di Mosca. “Questa politica italiana di ritorsione indiscriminata nei confronti della cultura russa e dei suoi esponenti – ha aggiunto intervista da La Repubblica – è offensiva nei confronti di tutti ed esula dalla condanna per l’invasione in atto. La cultura deve rimanere uno spazio di dialogo, dialettica, discussione sempre, anche in momenti tragici come quello che stiamo vivendo”.

Nessuna spiegazione, fino a ora, è giunta dal Ministero degli Esteri. A commentare l’accaduto, invece, è stato Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione Bellonci, organizzatrice del Premio Strega (l’8 giugno a Benevento, per il secondo anno consecutivo, sarà proclamata la cinquina finalista): “Ho appreso della decisione a malincuore. Personalmente mi dispiace perché è un dialogo che si interrompe sui libri e la cultura. Ma quanto deciso prescinde totalmente dall’organizzazione del Premio”.

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